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Una famiglia aperta al prossimo
Oggi vi raccontiamo la testimonianza di Gennaro e Annamaria, una coppia di Striano che ha quattro figli e tanto desiderio di donare amore, anzi come dice Annamaria loro sentono il desiderio d riempirsi dell’amore dell’altro, perché per loro ogni esperienza è un grande dono del Signore.
La coppia da sempre sensibile alle esigenze dei più deboli, in questo tempo di pandemia in cui siamo stati costretti alla chiusura, paradossalmente si è aperta all’affido. Hanno iniziato insieme ad altre coppie un percorso sull’affido familiare, cercando di comprendere in che modo la loro famiglia potesse essere di aiuto. E così tra i molteplici impegni lavorativi e non, tra le esigenze dei loro quattro figli di età diverse e che necessitano dunque di attenzioni diverse, hanno cominciato a dire tanti piccoli sì
In realtà la famiglia Attademo non è nuova all’aprire le porte di casa e del cuore, perché già in passato hanno più volte fatto accoglienza temporanea di donne e ragazze che erano nel bisogno, ma questa volta è stato diverso, perché come ci racconta Annamaria, prima i figli erano piccoli, ma ora che i primi tre sono nell’età dell’adolescenza e della giovinezza hanno avuto un ruolo importante in questa scelta. L’apertura all’affido è familiare, loro sanno di dover fare delle piccole rinunce, fossero anche solo di spazio da dover condividere.
Una bella esperienza Gennaro e Annamaria l’hanno vissuta martedì scorso, quando dopo diversi incastri di impegni da portare avanti nell’unica giornata di chiusura della pizzeria che conducono come famiglia, sono riusciti a ritagliarsi due ore di tempo da trascorrere insieme ad alcuni adolescenti residenti in diverse comunità per ragazzi di Pompei e Cava.
Dunque dopo una giornata ricca e dopo aver fatto anche un “giretto” a Napoli per accompagnare una famiglia ucraina accolta da alcuni amici di Striano e a cui hanno dato la disponibilità di un aiuto, Gennaro e Annamaria si sono recati a Cava, una città che non conoscevano e di cui si sono anche innamorati per i suoi bellissimi portici. Qui si sono incontrati con le educatrici e le responsabili delle strutture e con una decina di ragazzi accolti con i quali Gennaro grazie al suo carattere gioviale e alle sue battute è entrato subito in sintonia.
Un paio d’ore trascorse intorno ad un tavolo di un bar, davanti ad una lattina di coca cola e a qualche ciotolina di patatine hanno permesso a questi ragazzi di aprirsi, perché grazie alla scelta di alcuni giochi semplici, anche il più timido tra loro ha cominciato a raccontare qualcosa di sé. Tra battute e condivisioni serie, Gennaro ha più volte detto di voler portare questi ragazzi a lavorare in pizzeria, potrebbe sembrare una battuta tra le tante, ma lui è davvero convinto che il lavoro di un artigiano possa essere per questi ragazzi (come per tutti i giovani) un’ottima palestra di vita, dove si va a scuola di relazioni sane. Chissà forse si dovrebbe davvero un poco ritornare a fare tutti esperienza da “ragazzo di bottega” e ci si potrebbe sentire meno soli.
Grazie a questi amici che si impegnano a costruire relazioni di Bene.