ANAGRAFE FUNZIONALE DELLE COMUNITA' PER MINORENNI
(proposta presentata al Convegno del 15 maggio 2015 - Pompei)
3.1. INTRODUZIONE
Ogni abbinamento minore/comunità va realizzato avendo forte attenzione all'adeguatezza delle caratteristiche generali e specifiche della comunità con i bisogni di cui il minore è portatore.
Sarebbe assai utile se i servizi sociali territoriali potessero disporre non tanto di un semplice elenco delle comunità, bensì di un'anagrafe "multidimensionale", cioè di una banca dati corredata di informazioni dettagliate e aggiornate, sulla tipologia della struttura e del servizio svolto, sulle competenze, le caratteristiche e gli assetti specifici.
Molto interessante a tale riguardo l'esperienza del "Centro di orientamento all'accoglienza minori" della Provincia di Roma che per alcuni anni ha funto da punto di raccordo tra le comunità residenziali e i servizi sociali che, tramite il Centro, hanno ricevuto informazioni approfondite inerenti le strutture.
Si propone l'istituzione a livello regionale di una banca dati multidimensionale delle comunità (raccordata con il registro regionale delle comunità autorizzate/accreditate), dotata di schede descrittive dettagliate che offrano tutte le informazioni utili ad un corretto abbinamento.
Nelle more dell'attivazione dell'amministrazione regionale, SI PROPONE LA ROGETTAZIONE E L'ATTIVAZIONE "DAL BASSO" DI UNA BANCA DATI MULTIDIMENSIONALE PROVVISORIA, REALIZZATA ATTRAVERSO LA SINERGIA TRA SERVIZI TERRITORIALI E COMUNITÀ INTERESSATE.
In tale direzione quanto affermato dal recente documento della Consulta delle Associazioni dell'Autorità Garante: «è utile avviare una riflessione per arrivare a definire il profilo funzionale delle comunità e la natura dell’area di competenza delle relazioni affettivo-educative offerte dalle diverse comunità (...) Per far questo dovremmo fare lo sforzo di “elencare e definire” le varie funzioni svolte dalle comunità, superando le inevitabili idiosincrasie linguistiche, per addivenire a descrizioni condivise e quindi generalmente proponibili. Il profilo delle comunità sarebbe così determinato dalla tipologia delle funzioni svolte, dall’intensità/preminenza di talune rispetto a tal altre».
3.2. IPOTESI DI "ELENCAZIONE/DEFINIZIONE" DELLE FUNZIONI DELLE COMUNITÀ
Per camminare in tale direzione si propone, nel presente workshop, di approfondire il confronto sui quali sono le funzioni svolte dalle comunità.
A tal fine si chiede di evidenziare ogni utile precisazione, integrazione, obiezione, modifica da apportare a quanto di seguito elencato:
o "Funzione generale": la funzione generale svolta dalle comunità, qualunque tipologia e organizzazione abbiano, non è una sommatoria di funzioni, ma una “meta funzione” complessiva: "Cura e accoglienza". Accoglienza residenziale di un bambino o un adolescente di cui ci si prende cura, interessandosi con sollecita premura, attraverso un impegno del proprio animo e della propria attività, al fine di promuoverne il benessere e la crescita. Questo interessamento solerte e premuroso crea un clima rassicurante e ristrutturante che accompagna la crescita complessiva del bambino o del ragazzo ottenendo un effetto “curativo-terapeutico” nel quotidiano.
o Funzioni di Base, cioè funzioni che devono essere sempre svolte dalle comunità, indipendentemente dal tipo di accoglienza. Ovviamente potrà variare l'intensità e la modalità dell'erogazione:
1. Intimità/appartenenza: vicinanza emotiva, possibilità di condividere vissuti ed esperienze con persone a cui ci si può sentire “legati”, dimensione relazionale che permette di sperimentare di essere “visti” e “riconosciuti” nei propri bisogni, per quello che si è e di poter sperimentare di essere importante per l’altro, “ri-nascendo” nella relazione con l’altro. Nutrimento psico-affettivo.
2. Educazione/formazione: intervento ampio e articolato, mirante ad estrapolare e potenziare qualità già insite nella persona e competenze ancora inespresse sia sul piano personale che sociale e relazionale. La comunità accompagna l’accolto nel processo di autoconoscenza e di risignificazione dei vissuti, contribuendo ad una strutturazione integrata della propria personalità, contribuendo alla formazione personale e alla promozione di competenze nell’ambito dell’attivazione di strategie di fronteggiamento di bisogni sempre emergenti e/o ulteriori eventi critici nel ciclo di vita. Offerta di stimoli, supporti e opportunità, formali e informali, miranti a potenziare il bagaglio delle conoscenze, delle competenze e delle abilità dei bambini/ragazzi accolti.
3. Riparazione: trattamento di disturbi traumatici dello sviluppo tramite l'offerta di relazioni correttive (contenimento affettivo, risposte sane e consapevoli a comportamenti disfunzionali, comportamenti chiari, coerenti e prevedibili,…) e di supporti terapeutici (sanitari, psicologici e psicoterapici) finalizzati al superamento della condizione patologica.
4. Osservazione: percorso di analisi del minore e del contesto familiare, con attenzione al sistema di relazioni, bisogni e risorse, eventualmente associata ad attività psicodiagnostica.
5. Accudimento materiale: risposta ai bisogni ordinari di alimentazione, igiene, abbigliamento, assistenza medica, istruzione, ...
6. Prevenzione di nuovi danni: Protezione, tutela, salvaguardia del minore dal verificarsi di nuove esperienze sfavorevoli.
o Funzioni specifiche, da attivare a fronte di specifiche esigenze dei minorenni accolti:
7. Emergenza: pronta accoglienza residenziale con l'offerta di alloggio, vitto, relazioni, ... a fronte del bisogno imprevisto e urgente di allontanare il minore dal suo contesto familiare.
8. Accompagnamento al reinserimento nel proprio ambiente familiare: lavoro con la famiglie e l'ambiente di vita del bambino, facilitazione di una positiva relazione tra il bambino e il suo contesto di origine, sostegno al superamento della situazione di inidoneità del contesto familiare.
9. Accompagnamento all'autonomia: sostegno al completamento del percorso di studi, all'inserimento lavorativo, all'autonomia abitativa, all'autogestione del menage quotidiano (gestione economica, igiene, spesa, pasti, bollette, ...).
10. Controllo: attività di vigilanza e di eventuale contenimento del comportamento di minori di area penale finalizzata alla prevenzione di ulteriori reati ed al rispetto delle eventuali prescrizioni giudiziali.
11. Mediazione culturale: facilitazione della comprensione, del rispetto e dell'espressione delle specificità culturali, linguistiche, religiose.
3.3. IPOTESI DI "INDICATORI QUANTITATIVI/QUALITATIVI" DELLE FUNZIONI SVOLTE DALLE COMUNITÀ
Definite le funzioni occorrerà individuare gli "indicatori" che permettono di "valutarne" il grado di presenza/consistenza/qualità. A tal proposito si elencano alcune ipotesi su cui articolare il confronto:
INDICATORI delle "FUNZIONI DI BASE"
1) Intimità/Appartenenza
- Legame di convivenza;
- Entità delle turnazioni / n° di turni nella giornata-settimana (un'eccessiva turnazione sarebbe negativa)
- Meccanismi di contenimento del turn-over (licenziamenti/assunzioni) degli operatori (es.: presenza contratti di assunzione a tempo indeterminato)
- Caratteristiche della turnazione degli operatori (es.: è preferibile che ci sia un operatore in particolare a costruire un legame di maggiore intimità, ad esempio facendo più notti rispetto agli altri?)
- Organizzazione della casa e condivisione degli spazi di vita (ad esempio la medesima zona notte ospita operatori e accolti?)
- Numero ridotto di accoglienze contemporanee (al di sotto del numero massimo previsto dalla regolamentazione regionale).
- Individuazione dell’operatore di riferimento per ciascun accolto (scelto dal bambino/ragazzo dopo un certo tempo dall’inserimento)
2) Educazione formazione
- laboratori occupazionali (es.: ceramica, decoupage, cucina, cake desiner, ...) [interni tenuti dagli operatori della comunità, interni tenuti da esperti, esterni]
- laboratori emotivo/espressivi [interni tenuti dagli operatori della comunità, interni tenuti da esperti, esterni]
- collaborazioni formali con associazioni sportive, artistiche, ludico-ricreative del territorio;
- protocolli d’intesa con la scuola frequentata dai ragazzi, per la progettazione educativo-formativa integrata;
- livello culturale degli operatori, ulteriore a quello previsto dalla normativa;
- presenza (e frequenza) di supervisione psico-pedagogica sul processo di intervento, effettuata da soggetti con comprovata competenza ed esperienza , esterni alla equipe della comunità.
3) Riparazione
- presenza (e frequenza) di supervisione psico-emotiva degli operatori effettuata da soggetti con competenza e esperienza , esterni alla equipe della comunità.
- Presenza nell’organico di uno psicologo che svolga funzione di sostegno psicologico per gli accolti e monitoraggio- facilitazione dei processi;
- Collaborazioni formali con Enti specializzati, per la diagnosi e il trattamento dei disturbi post-traumatici.
4) Osservazione
- Utilizzo di strumenti e procedure definite per l'attività di osservazione: rilevazione, registrazione, comunicazione, valutazione delle informazioni (es.: agenda lavoro, diario di bordo, ...)
5) Prevenzione di nuovi danni
- presenza di spazio neutro per gli incontri protetti con la presenza di operatori specializzati;
6) Offerta di un contesto di normalità
- assenza di insegne-targhe
- "casa tra le case" (non "riconoscibilità/particolarità" dell'edificio)
- inserimento nel contesto urbano e accesso agevole alla rete dei servizi (scuole, realtà aggregative, altre famiglie, ecc …) tale da garantire agli accolti la piena partecipazione alla vita sociale del territorio;
- percorsi di inserimento dei minorenni accolti in contesti ludico-ricreativi ed educativi esterni (con altri coetanei non accolti);
- assenza di altre comunità nello stesso stabile;
- presenza di un nucleo familiare residente (coppia che svolge funzioni genitoriali, magari con figli)
INDICATORI delle eventuali "FUNZIONI SPECIFICHE"
7) Emergenza
- presenza di un recapito telefonico reperibile 24 ore su 24 per richieste di accoglienza (e disponibilità ad accoglienze notturne);
- presenza di procedure esplicite per l’accoglienza d’urgenza.
8) Accompagnamento al reinserimento nel proprio ambiente familiare
- presenza di un centro per la famiglia gestito dallo stesso Ente;
- collaborazioni formali con centri per la famiglia esterni;
- procedure esplicite di coinvolgimento dei genitori (ad esempio incontri periodici di equipe per la progettazione educativa individualizzata; nell'attuazione del progetto educativo);
- percorsi espliciti di attivazione e valorizzazione di altre persone della famiglia d’origine del minorenne (es.: Familiy Group Conference)
9) Accompagnamento all’autonomia
- Convenzioni con aziende per inserimento lavorativo o stage formativi;
- laboratori di formazione professionale gestiti direttamente dall'Ente o in convenzione con soggetti terzi;
- presenza di operatori dell'Ente con formazione specifica sull’orientamento al lavoro;
- presenza di alloggi destinati all’avvio all’autonomia dei neo maggiorenni;
- attivazione di progetti di tutoraggio o affiancamento con famiglie solidali.
10) Controllo
- protocolli d’intesa con le forze dell’ordine territoriali
11) Mediazione culturale
- presenza di un mediatore culturale nell’equipe di lavoro;
- attivazione di laboratori linguistici per l’acquisizione o il potenziamento della lingua italiana;
- attivazione di progetti di informazione e orientamento mirati a facilitare l’ integrazione sociale;
- consulenza legale.
INDICATORI TRASVERSALI (che influenzano trasversalmente le diverse funzioni)
- know-how degli operatori (anni di presenza degli operatori nel servizio (o in servizi analoghi)
- appartenenza della Comunità ad un network (rete comunitaria, interna o esterna all'ente)
- programmi di formazione continua e per l’aggiornamento professionale degli operatori;
- procedure esplicite per la formazione e l’inserimento dei neo-assunti;
- lavoro in rete (collaborazioni formali, convenzioni, protocolli d’intesa con enti pubblici e/o enti del terzo settore)
- Profilo relazionale e motivazionale degli profilo (??? Una riflessione particolare va sviluppata in merito alla valutazione del profilo degli operatori. É possibile/opportuno pensare di "valutarlo"? Chi lo valuta? Come evitare derive soggettivistiche (interpretazioni troppo personali da parte dei valutatori)?