Quanti sono i minori che, pur non avendo bisogno di un allontanamento dal proprio nucleo familiare, necessitano di interventi di sostegno educativo e affettivo-relazionale? Non abbiamo un’informazione specifica ma pensiamo di poter dire che si trattai di diverse decine di migliaia di ragazzi. Alcuni indicatori vanno a conferma di questa affermazione. Innanzitutto le informazioni che ci vengono fornite dal Terzo Rapporto sulla Coesione Sociale, realizzato da INPS, ISTAT e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, riportante i dati degli interventi dei servizi sociali realizzati nel 2011. Ebbene da tali dati emerge che nell’area “famiglia e minori” i destinatari di attività di servizio sociale professionale sono stati circa 636.000. Se consideriamo che mediamente le famiglie italiane sono composte dall’83% di adulti e dal 17% di minorenni, possiamo ipotizzare che almeno 108.000 vivano in famiglie “seguite” dai servizi sociali professionali. Altri elementi scaturiscono dagli indicatori sulla distribuzione della ricchezza secondo i quali in Italia al 2011 il 5,2% delle famiglie (ed in particolare il 6,8% dei minori, cioè 720.000 bambini e ragazzi) viveva in condizioni di povertà assoluta, cioè nell’impossibilità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile. Pur evitando ogni automatico collegamento tra le “difficoltà economiche” e le “difficoltà educative e affettivo-relazionali”, certo va considerato che spesso i due fattori coesistono. La domanda su “quanti” di questi 700mila minori abbisognino di interventi di sostegno (non solo economici) è almeno legittima. Allargando il discorso potremmo chiederci quante sono le famiglie d’origine che abbisognano di reti amicali e di vicinanza con altre famiglie per potersi gradualmente affrancare da condizioni di esclusione sociale? Qui anche in mancanza di dati statistici possiamo certamente rispondere: centinaia di migliaia! Il rischio, assai forte, è che, oggi più ieri, la risposta della solidarietà familiare sia un fenomeno di nicchia, che riesce a coprire una quota minoritaria e decrescente del fabbisogno esistente. Conferma questo timore l’allarme lanciato dall’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia in occasione della Conferenza Nazionale sulla Famiglia del novembre 2010 circa la crisi delle reti informali di sostegno inter-familiare (1): dal 1983 al 2003 il numero delle famiglie aiutate da persone non conviventi si è ridotto di un quarto, passando dal 23% al 17%. Mancano una lettura aggiornata ad oggi ma certo non ci si attende un miglioramento.
(1) Famiglia in Cifre, Dipartimento per le politiche della Famiglia / Istat, pag. 47. Dossier presentato alla Conferenza Nazionale sulla Famiglia, Roma, 8-10 novembre 2010.
SPUNTI PER IL CONFRONTO
In che modo la società civile, il terzo settore, i servizi pubblici (istruzione, sanità, servizi sociali, …) potrebbero rilevare i bisogni di bambini e famiglie per i quali potrebbe risultare efficace un intervento di affido part-time? Con quali indicatori?