6. DIFFICOLTÀ DI INTEGRAZIONE TRA GLI OPERATORI
Inviato: 08/03/2013, 21:49
Il lavoro di équipe/gruppo/rete è spesso messo in crisi dalle difficoltà di collaborazione tra i vari operatori. Non di rado emerge, tanto nei servizi pubblici quanto nel terzo settore la “ridotta cultura della collaborazione”, la mancanza di conoscenza/comprensione dei linguaggi e dei processi organizzativi altrui, la ridotta fiducia reciproca, la tendenziale indisponibilità al confronto, … Sovente non si tiene in conto che un’équipe/gruppo/rete non si costruisce solo tramite la definizione di norme e standard procedurali. Non bastano i migliori accordi di programma e protocolli d’intesa se prima non c’è in ciascun operatore un’adeguata cultura della collaborazione, e se tra le diverse persone coinvolte non si attiva un tessuto relazionale positivo fatto di stima e rispetto reciproco. Anche nel lavoro sociale si manifestano gli effetti distorti di quella spinta individualistica che impregna la cultura e gli stili di vita odierni e che mina gli spazi di collaborazione tra le persone, prima ancora che tra gli enti e gli organismi. Non è solo la rete tra pubblica amministrazione e terzo settore a non funzionare. Il terzo settore al suo interno appare fortemente disgregato e incapace di trovare percorsi comuni. Parimenti le indicazioni normative e regolamentari circa l’integrazione tra i diversi comparti del servizio pubblico, come quella tra il sociale e il sanitario, o tra il sociale e il settore educativo, sono nella maggior parte dei casi rimaste lettera morta. Addirittura si registrano segni evidenti di disgregazione anche all’interno delle singole realtà. Non di rado i diversi uffici del comune non parlano tra di loro, come anche per il terzo settore «la frammentazione … si riproduce [anche all’interno] delle singole organizzazioni» (1). Si tratta di una situazione che fa sentire i propri effetti soprattutto nelle realtà più complesse e strutturate (e quella della rete inter-istituzionale lo è particolarmente), nelle quali la distinzione di ruoli e funzioni, riducendo gli spazi di attività comune e aumentando la burocratizzazione dei processi, elimina il semplice ritrovarsi insieme, tipico dei piccoli gruppi e delle contesti informali. Nelle situazioni più complesse, dunque, il cammino comune non è scontato e va costruito consapevolmente, ogni giorno.
(1) Rete Bambini, Ragazzi e Famiglie al Sud (2005), Frammentazione ed Accoglienza (http://www.bambinieragazzialsud.it)
SPUNTI PER IL CONFRONTO
Quanto e perché, a livello di integrazione professionale, si registrano separatezze intra-istituzionali tra operatori di medesimi uffici o di uffici collegati?
Quanto e perché si registrazione difficoltà di integrazione professionale a livello inter-istituzionale? Tra operatori dei comuni e operatori degli uffici di piano? E tra operatori sociali ed operatori della sanità? E tra operatori socio-sanitari ed operatori della giustizia? E dell’istruzione? E del Terzo Settore specializzato? E del volontariato?
In che modo implementare il clima di collaborazione e di fiducia tra gli operatori? Uno strumento potrebbe essere una formazione ad hoc sulle competenze relazionali e comunicative, da convogliare poi in gruppi di sostegno all’intelligenza emotiva?
(1) Rete Bambini, Ragazzi e Famiglie al Sud (2005), Frammentazione ed Accoglienza (http://www.bambinieragazzialsud.it)
SPUNTI PER IL CONFRONTO
Quanto e perché, a livello di integrazione professionale, si registrano separatezze intra-istituzionali tra operatori di medesimi uffici o di uffici collegati?
Quanto e perché si registrazione difficoltà di integrazione professionale a livello inter-istituzionale? Tra operatori dei comuni e operatori degli uffici di piano? E tra operatori sociali ed operatori della sanità? E tra operatori socio-sanitari ed operatori della giustizia? E dell’istruzione? E del Terzo Settore specializzato? E del volontariato?
In che modo implementare il clima di collaborazione e di fiducia tra gli operatori? Uno strumento potrebbe essere una formazione ad hoc sulle competenze relazionali e comunicative, da convogliare poi in gruppi di sostegno all’intelligenza emotiva?