Sull’onda positiva dell’approvazione delle Linee di Indirizzo nazionali per l’affidamento familiare , nel febbraio 2013 un gruppo di organizzazioni no profit ha lanciato una Petizione Popolare (http://www.dirittoallafamiglia.it) alle Regioni d’Italia - per il tramite della Conferenza permanente delle Regioni e delle Province Autonome - e con speciale intensità alle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Molise, di recepire sette urgenti misure (1).
Se ne riportano i contenuti:
1) Sancire il diritto a crescere in famiglia. Sancire solennemente il diritto a crescere in famiglia, mediante un’integrazione degli Statuti Regionali;
2) Assicurare l’esigibilità del diritto a crescere in famiglia. Introdurre forme di contrasto della disapplicazione della legislazione sul diritto alla famiglia da parte dei comuni (meccanismi di premialità e penalità, esercizio della funzione sostitutiva da parte della Regione, …). Fissare con leggi regionali un nucleo di standard obbligatori, qualitativi e quantitativi, dei servizi che i comuni, singoli o associati, dovranno attivare al fine di prevenire e superare le situazioni che impediscono la piena fruizione del diritto dei minori a crescere in famiglia. Garantire lo stanziamento di risorse finanziarie in misura sufficiente ad assicurare il rispetto dei suddetti standard in tutto il territorio regionale, prevedendo – ove necessario – fondi mirati alla tutela del diritto dei minori a crescere in una famiglia.
3) Assicurare un assetto adeguato dei servizi per la famiglia e l’infanzia, tra cui i servizi per l’affido, e riconoscere il ruolo delle associazioni familiari.
Assicurare: a) l’istituzione, in tutti i territori, dei servizi sociali di tutela per i minori e le famiglie e, tra questi, dei servizi per l’affido, dotati di sufficiente e stabile personale; b) riconoscere il ruolo di utilità sociale dell’associazionismo e delle reti tra famiglie affidatarie nella promozione del bene comune, e valorizzare la loro funzione, per migliorare l’integrazione degli interventi e l’approccio di rete all’affidamento familiare; c) promuovere il miglioramento continuo della qualità degli interventi mediante percorsi di formazione per gli operatori, aperti anche alle associazioni e reti di famiglie affidatarie; d) istituire tavoli di lavoro che favoriscano la condivisione delle modalità di intervento, superando approcci impropri e confusioni, e portando alla definizione e all’attuazione di protocolli operativi di rete.
4) Promuovere l’affidamento familiare. Rilanciare a tutti i livelli, istituzionali e non, la promozione dell’affidamento familiare, inteso come strumento che integra, senza sostituire, il ruolo delle figure genitoriali, assicurando ai minori adeguate cure, mantenimento, istruzione e relazioni affettive.
5) Attivare sostegni mirati alle famiglie in crisi, agli affidamenti familiari e alle adozioni difficili. Assicurare: a) l’adozione di misure di sostegno ai nuclei familiari a rischio, fornendo loro i supporti economico-sociali, le cure e le prestazioni di cui necessitano al fine di prevenire gli allontanamenti dei figli; b) forme adeguate di preparazione, sostegno ed accompagnamento dei minori, delle famiglie d’origine e delle famiglie affidatarie; c) l’erogazione agli affidatari, compresi i casi di affidamenti a parenti, di un contributo spese adeguato alle esigenze dei minori accolti in affido e l’attivazione di una copertura assicurativa per i danni subiti o causati dai minori stessi; d) la previsione, per gli affidati diventati maggiorenni, di sostegni economici e di percorsi di accompagnamento verso l’autonomia, e, qualora continuino a vivere con gli affidatari, il prosieguo dei contributi spesa a questi ultimi; e) la previsione di forme di sostegno economico dell’attività di accompagnamento delle famiglie svolta dalle reti e dalle associazioni familiari; f) l’erogazione, ai genitori di minori italiani e stranieri adottati di età superiore a dodici anni e a quelli con handicap accertato, di un contributo economico, indipendentemente dal loro reddito, pari al rimborso spese corrisposto agli affidatari, fino al raggiungimento della maggiore età dell’adottato.
[b]6) Monitorare i minori “fuori famiglia”[/b]. Assicurare rilevazioni ed analisi aggiornate e puntuali sugli aspetti quantitativi e qualitativi del fenomeno dei minori fuori famiglia.
7) Definire standard minimi nazionali delle comunità per minori. Attivarsi affinché in seno alla Conferenza Stato-Regioni vengano definiti gli standard minimi per le diverse tipologie di comunità per minori da applicare in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale.
(1) Le prime sei misure di tutela proposte dalla Petizione sono quelle ritenute prioritarie dal Tavolo Nazionale Affido e sono più ampiamente illustrate nel documento “Misure regionali di tutela del diritto dei minori a crescere in famiglia” del 21 dicembre 2012, scaricabile dalla pagina web tavolonazionaleaffido.it/documenti.html, ad eccezione del punto 5.f tratto dalla Delibera di Giunta della Regione Piemonte n. 79-11035 del 17.11.2003. La settima misura è tratta dal già citato documento del Tavolo “Riflessione sulla situazione dei minori …” (cfr. nota 3) e si basa sulla convinzione che un adeguato sistema di tutela del diritto dei minori alla famiglia comprende che tra le possibili risposte a favore del minorenne e della sua famiglia d’origine in difficoltà possano essere valorizzate le comunità residenziali, laddove il progetto specifico lo richieda.
(2)
SPUNTI PER IL CONFRONTO
Quali considerazioni è opportuno fare a conferma, approfondimento o modifica delle sette misure proposte dalla Petizione Popolare per la tutela del diritto alla famiglia?
Quali ulteriori misure le Regioni dovrebbero adottare per garantire più compiutamente questo diritto?