Proposizione n° 5 - Protocolli metodologici dell'abbinamento

Prosieguo del confronto sull'abbinamento minori/comunità realizzato da gennaio a maggio 2014 e rilanciato dal Convegno Nazionale di Studi del 15 maggio a Pompei. Per ogni argomento affrontato dal documento base del Convegno, è attivo nel presente Laboratorio un punto "ad hoc" nel quale inserire propri commenti, riflessioni, ...

Proposizione n° 5 - Protocolli metodologici dell'abbinamento

Messaggioda admin_affido » 02/06/2014, 14:20

Definire e adottare formalmente protocolli inerenti la metodologia di costituzione dell'équipe sul caso e di svolgimento del processo di abbinamento minore/comunità

Il Manuale Mowing Foward sull'attuazione delle Linee Guida ONU sull'accoglienza dei bambini fuori dalla famiglia di origine, dedica un intero capitolo (cap. 6) al tema dell'individuazione del collocamento più appropriato per il minore (noi diremmo più abbinabile al minore).
Nel punto 6.d di questo capitolo si richiamano «due aspetti principali della scelta del luogo di accoglienza: il processo e gli obiettivi». In merito al processo si sottolinea poi che deve trattarsi di un processo «rigoroso e partecipativo».
In effetti, come indicato in molti autorevoli documenti, la qualità delle scelte è strettamente connessa all'attuazione di una corretta metodologia di intervento.

SI PROPONE che in ciascun territorio si proceda alla definizione e adozione di protocolli inerenti la metodologia di costituzione dell'équipe sul caso e di svolgimento del processo di abbinamento minore/comunità.

SI PRECISA a tal fine l'importanza di:
• costituire "équipe sul caso" ben integrate, sul piano:
o istituzionale (presenza del servizio sociale locale, del consultorio familiare ASL, dell'équipe della comunità residenziale, di eventuali servizi specialistici pubblici o privati del territorio coinvolti nel caso);
o professionale (presenza di competenze sociali, psicopedagogico, etc.);
o dei ruoli e delle titolarità (responsabilità preminente del servizio sociale locale nella predisposizione del progetto quadro a favore del minore accolto e della sua famiglia, co-responsabilità dell'elaborazione del progetto educativo individualizzato, etc.);
o relazionale (presenza di adeguati livelli di coesione-affiatamento tra gli operatori);
o metodologico-comunicativo (presenza di linguaggi e modalità di intervento chiari e condivisi).
• disciplinare l'attività valutazione/assessment connessa al processo di abbinamento, ed in particolare:
o valutazione delle difficoltà:
 diagnosi (qual è il danno ricevuto da questo bambino?)
 prognosi (quali sono i margini e i tempi di miglioramento?)
o valutazione delle risorse: quali risorse ha il bambino? E quali il sistema familiare, parentale e comunitario?
o valutazione dei bisogni:
 individuazione dei bisogni: cosa serve al bambino? quali sono le "funzioni di cura" di cui ha bisogno?
 bilanciamento dei bisogni: quali sono i bisogni preponderanti/prioritari ai quali dare risposta, anche - se occorre - a scapito di altri bisogni? Quali sono i bisogni ai quali non si può non rispondere, pena il fallimento dell'inserimento? E, di conseguenza, quali sono le "funzioni prevalenti/prioritarie/necessarie" che il contesto che accoglie tali minori deve assicurare? Molto importante anche chiedersi quale sia il tempo di presumibile durata dell'inserimento.
o valutazione "prescrittivo-progettuale": qual è il "datore di cure" (o i "datori di cure") che può dare al bambino le risposte necessarie, quindi, garantire il massimo raggiungimento degli obiettivi? qual è lo specifico progetto che si va a realizzare?
• distinguere tre fasi della valutazione "prescrittivo-progettuale":
o pre-abbinamento: individuazione dei potenziali "datori di cure" attrezzati per svolgere le "funzioni di cura", sulla base delle schede anagrafiche di cui alla proposizione n° 4;
o ulteriori approfondimenti con le varie comunità "pre-abbinate" finalizzati:
 alla raccolta di ulteriori elementi conoscitivi inerenti le comunità. Ad esempio il profilo degli altri ospiti attualmente presenti. Scrive Giovanni Tagliaferri: «andrebbe analizzata anche la situazione contingente del gruppo di minori presenti in una struttura per determinare se è favorevole un inserimento nella stessa di un minore con un disagio specifico»;
 alla verifica delle disponibilità da parte della comunità.
Il tutto mettendo in conto la visita della struttura da parte dell'équipe, salvo i casi in cui sia già nota. Mai abbinare senza conoscere de visu.
o abbinamento: sulla base di tutti gli elementi di cui sopra l'équipe sceglie la comunità in cui inserire il minore. (profilo degli altri ospiti attualmente presenti, ulteriori informazioni non presenti in anagrafe, visita della struttura da parte dell'équipe, ...) e scelta della comunità da abbinare.
• Assicurare al processo un'adeguata dimensione partecipativa, aiutando il minore (in misura dell'età e della capacità di discernimento) e i genitori (o il tutore) a comprendere e, ove possibile, a partecipare, al processo dell'abbinamento;
• Prevedere un'adeguata attività di "reporting" di quanto avviene: descrivere tutti i passaggi; argomentare e motivare tutte le valutazioni e le decisioni, ... A tal riguardo scrive Giovanni Tagliaferri: «sarebbe auspicabile che i servizi sociali territoriali si dotassero di schede di valutazione multidimensionali che permetta di avere un quadro preciso del bisogno del minore e di elaborare il progetto educativo personalizzato fondamentale per realizzare adeguatamente l'intervento sul minore».
• Esplicitare la necessità di avviare il processo di valutazione per tempo e comunque prima dell'allontanamento del minore;
• Precisare quali varianti al processo di abbinamento occorre adottare nel caso di situazioni emergenti.
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Re: Proposizione n° 5 - Protocolli metodologici dell'abbinam

Messaggioda MARIANNA GIORDANO » 30/06/2014, 20:02

Per una proficua valutazione e diagnosi sono necessari luoghi professionalità adatti, spesso i consultori non possono prendersi carico dei casi e non ne hanno le competenze specifiche ( d’altra parte queste funzioni sono attualmente del servizio pubblico… Riflessione condivisa tra la presidenza Cismai, Marianna Giordano, Dario Merlino, Monica Procentese, Fedele Salvatore)
)
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Re: Proposizione n° 5 - Protocolli metodologici dell'abbinam

Messaggioda MARIANNA GIORDANO » 30/06/2014, 20:02

Per una proficua valutazione e diagnosi sono necessari luoghi professionalità adatti, spesso i consultori non possono prendersi carico dei casi e non ne hanno le competenze specifiche ( d’altra parte queste funzioni sono attualmente del servizio pubblico… Riflessione condivisa tra la presidenza Cismai, Marianna Giordano, Dario Merlino, Monica Procentese, Fedele Salvatore)
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Re: Proposizione n° 5 - Protocolli metodologici dell'abbinam

Messaggioda Marco Tuggia » 21/08/2014, 8:18

A mio avviso dovrebbe essere maggiormante esplicitato il ruolo che posono avere le comunità all'interno dell'èquipe sul caso nella definzione del progetto: le comunità non possono più eseguire ciò che è stato valutato e deciso da altri, ma devo diventare parte attiva del sistema che compie l'assessment in vista della definizione del progetto.
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