Aspetto un bambino... sono sola...

Aspetto un bambino... sono sola...

Messaggioda Anna Spinelli » 18/05/2016, 8:35

“Aspetto un bambino, sono alla 6° settimana di gravidanza, non ho parenti qui in Campania e il padre di mio figlio non vuole più saperne di me. I miei genitori anziani vivono in Ucraina ed io sono venuta in Italia con il sogno di lavorare e riuscire a risparmiare qualche euro da inviare loro.
Il mio datore di lavoro mi ha licenziata appena ha saputo della gravidanza ed ora dovrò lasciare la casa dove vivo insieme ad altre 8 donne del mio paese perché non riesco più a garantire la mia quota per il fitto. E poi, non so dove andare. Interrompere questa gravidanza mi sembra l’unica soluzione”.

A parlare è Natascia (nome di fantasia) ma potrebbe essere Lucia, Maria, Fatima o qualsiasi altra giovane ragazza che incinta, si sente sola al mondo, senza punti di riferimento, senza un tetto sopra la testa e soprattutto senza alcuno che accarezzandola le dica “tranquilla ci sono io con te”.
Nelle nostre città ci sono tante Natascia che in preda alla paura e all’angoscia girovagano per la città sole al mondo prima con il loro pancione e poi (se non abortiscono) con il loro bambino.
Negli anni noi volontari per la vita abbiamo sperimentato che la povertà materiale, culturale e relazionale colpisce sempre di più le donne gestanti, per le quali l’inizio di una gravidanza è motivo di allontanamento dalla famiglia d’origine, di esclusione sociale, di solitudine, di povertà.

Lo sanno bene i volontari dei tanti Centri di Aiuto alla Vita sparsi su tutto il territorio nazionale.
Spesso queste mamme hanno bisogno di un luogo accogliente dove poter ripensare il proprio percorso di vita e vivere serenamente la loro gravidanza.
L’Ente pubblico spesso è incapace di dare risposte concrete a queste mamme ed è da sottolineare che le scarse finanziarie quando vengono erogate riconoscono il bambino, come soggetto di tutela, solo quando è già nato e non già quando è nel grembo della mamma.
I drastici tagli del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali – che dal 2004 a oggi è stato ridotto di oltre il 70% – di sicuro incidono non poco sul servizio di accoglienza ed accompagnamento delle donne gestanti. La Campania spende poco meno di 33,00 euro a persona all’anno per i servizi socio-assistenziali, dieci volte di meno di quanto spende la Valle D’Aosta (344,00 euro), contro una media nazionale di 108,00 euro.
I percorsi di tante case d’accoglienza sono accomunati da un’unica storia che negli ultimi anni sembra parlare un solo linguaggio: quello dei tagli che ha portato alla chiusura di tanti servizi .
In un’indagine conoscitiva realizzata dall’Associazione Progetto Famiglia Vita lo scorso 2015 sulle strutture d’accoglienza residenziali per soli donne gestanti nel meridione è emerso che su 54 strutture rilevate - di cui solo 32 si è riusciti a censire - ben quattro nel corso dell’anno sono state costrette a sospendere integralmente il servizio per mancanze di fondi.
Nel corso degli anni la legislazione locale, non riconoscendo l’opera del volontariato seppur qualificato con i necessari titoli, ha costretto all’assunzione di operatori, causando un aumento dei costi di gestione con conseguente diminuzione di ospitalità gratuite. Nonostante queste oggettive difficoltà tante case mantengono un posto riservato per le donne gestanti senza coperture di retta.
Strategico, allora, per le associazioni che si occupano di accoglienza della maternità e prevenzione dell’aborto risulta essere un’attenta conoscenza dei servizi presenti nei nostri territori oltre che della valorizzazione delle buone pratiche ed alla stesura di protocolli tra i diversi soggetti sia pubblici che del privato sociale.
Questi i punti su cui su cui puntare:
 Promuovere insieme efficaci campagne informative sulla difesa della Vita Nascente;
 Promuovere il potenziamento dei servizi a sostegno della maternità;
 Promuovere campagne di sensibilizzazione, a partire da ospedali più informati sul parto in anonimato,
 Mettere in rete la solidarietà.
Anna Spinelli
 
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