Sistema di accoglienza a dimissione graduale

Sistema di accoglienza a dimissione graduale

Messaggioda GIULIA PALOMBO » 17/05/2016, 16:58

Sistema di accoglienza a dimissione graduale, proposta sperimentale di “gruppi appartamento” per madri con figli

Dal momento che l’accompagnamento all’autonomia rappresenta uno dei nodi fondamentali del lavoro con i nuclei madre-bambino, è importante mettere a punto modalità operative, strumenti e metodologie specificamente dirette e funzionali al raggiungimento di questo obiettivo. Uno strumento in tal senso potrebbe essere la strutturazione di un sistema di accoglienza che possa, in base alla fase specifica del percorso di accoglienza, o ai bisogni particolari di ogni nucleo madre-bambino, fornire livelli progressivi di autonomia, permettendo ai nuclei accolti di crescere e sperimentarsi gradualmente. Un sistema di accoglienza, dunque, basato su una strutturazione ad “uscita graduale” che possa garantire la possibilità di un tempo di permanenza in un contesto “accompagnato”, ma non “completamente assistito”. Perché ciò sia possibile è necessario l’attivazione di servizi specifici, inquadrati a tutti gli effetti come servizi residenziali, che abbiano come principale funzione quella di sostenere e accompagnare i percorsi di autonomia fornendo spazi sempre maggiori di auto-gestione e auto-organizzazione, pur all’interno di un contesto protetto. Attualmente il Catalogo Regionale dei Servizi Residenziali e Semiresidenziali della Regione Campania non prevede strutture di questo tipo per i nuclei madre-bambino. Per questo motivo Progetto Famiglia ha elaborato una proposta di servizio residenziale sperimentale, un “gruppo appartamento per donne e madri con figli”, caratterizzato da una presenza meno assidua degli operatori, da costi ridotti per gli enti invianti e dalla focalizzazione sulla funzione dell’accompagnamento all’autonomia. In tale servizio gli operatori dell’equipe tecnica, garantiscono un ampio monitoraggio dei percorsi e un affiancamento nei momenti più “critici”, proponendosi come riferimenti solidi ma che allo stesso tempo facilitano e promuovono l’autonomia sia nella gestione della quotidianità che nei processi decisionali. Il servizio, inoltre, ponendosi come principale obiettivo l’autonomia personale, economica e abitativa nonché l’inserimento sociale dei nuclei accolti, dedica ampio spazio alla pianificazione e attivazione di risorse del territorio che possano aiutare le donne nella ricerca di lavoro stabile, di una abitazione, nella creazione e mantenimento di una rete di relazioni sociali (famiglie disposte e formate per percorsi di affiancamento, protocolli d’intesa, convenzioni …). Si può dunque immaginare che il percorso di accoglienza delle donne con figli possa snodarsi attraverso il passaggio fra diverse strutture, ciascuna rispondente a bisogni specifici? Può considerarsi funzionale il fatto che diverse strutture residenziali possano focalizzarsi sullo svolgimento di funzioni diverse: strutture che svolgono un lavoro sulla crescita personale della madre, sulle sue capacità genitoriali e sulla relazione madre-bambino e altre che lavorano sull’inserimento sociale e sull’autonomia? Potrebbe ciò velocizzare e rendere più funzionali i progetti di intervento a favore di nuclei madre-bambino in cui le difficoltà principali non sono ti tipo relazionale, ma economico e sociale? Quali sarebbero i risvolti in termini economici?
GIULIA PALOMBO
 
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