Misure Regionali Urgenti per il Diritto alla Famiglia

Re: Misure Regionali Urgenti per il Diritto alla Famiglia

Messaggioda admin_affido » 19/05/2015, 16:22

NOTA della CARITAS DIOCESANA di POTENZA (dr.ssa Marina Buoncristiano)

Vorrei richiamare l’attenzione sul tema del convegno” scelte a misura di bambino. Tra progettazione delle accoglienze e prevenzione delle cause degli allontanamenti”
Stiamo quindi già discutendo di quel segmento che va dallo svantaggio al disagio?
Facciamo un passo indietro e cominciamo col dirci che parliamo di FAMIGLIA quella famiglia che viene definita nel nostro codice civile “ il nucleo fondante la società” , stiamo parlando di persone che insieme hanno strutturato un progetto di vita, parliamo di sogni che rincorriamo e che a volte si infrangono, ma a volte, non è una regola! MENO MALE!!!!
Facciamo ora, un passo avanti, parliamo di famiglie che risiedono in meridione d’Italia e diciamoci la verità già questo è bastevole per affermare che stiamo riflettendo e confrontandoci su famiglie svantaggiate .
I motivi dello svantaggio sono noti a tutti mancano da noi tutti quei presupposti per poter analizzare , declinare la famiglia nei modi normali : in meridione il reddito familiare è più basso, alto tasso di disoccupazione, alta percentuale di lavoro nero, mancanza di asili nido, maggiore mancanza di conciliazione dei tempi lavoro-famiglia, piani regionali socio assistenziali desueti non al passo con i tempi ed i bisogni, mancanza perenne di fondi, assenza della cultura dell’agio.
Vorrei quindi uscire da questo schema e provare a fare una riflessione che possa consentire di ragionare in termini diversi
1) Possiamo cominciare col dirci che se c’è, esiste, l’urgenza di tutelare la famiglia dobbiamo necessariamente esigere che sia contemplata dentro un assessorato ad Hoc ( non solo per fondi ed interventi in termini di servizi, ma soprattutto per la promozione dell’agio familiare)
2) La Famiglia deve essere considerata in quanto famiglia dentro e fuori i servizi che si vanno ad erogare e non va più parcellizzata, non possiamo più consentire di ragionare per aree di competenza ( l’area minori, l’area anziani, l’area handicap, ecc.)
3) Quando parliamo di famiglia siamo abituati a parlarne per interventi riparativi da mettere in campo, siamo cioè abituati a ragionare già sul tema svantaggio/disagio e pertanto andiamo ad aprire il cosiddetto armadietto delle soluzioni possibili per l’uno o l’altro caso.
In pratica non siamo abituati alla promozione della cultura dell’agio ! se parliamo di tutela del diritto alla famiglia non necessariamente parliamo di famiglie svantaggiate e/o disagiate ma parliamo di una tutela universale; ritengo quindi che questo sia il vero tema su cui confrontarci per strutturare la sesta proposta . Quali interventi proporre per sostenere “ la Famiglia”? Iprovvedimenti da mettere in campo devono essere strettamente correlati ad ambiti di bisogno? Riteniamo importante la sua valorizzazione in virtù del fatto che la famiglia , ad oggi è l’unico vero supplente di un welfare che non risponde più a bisogni espressi e non ?
Possiamo riflettere su una serie di misure in grado di intervenire perchè la famiglia venga davvero tutelata, supportata , accompagnata per prevenire lo svantaggio ed evitare che si scivoli nel disagio?
4) Promuovere Cultura dell’Agio significa: investire in formazione degli addetti ai lavori ( assistenti sociali, operatori socio assistenziali, insegnanti, operatori e volontari di associazioni che si occupano di famiglia ,ecc.), sollecitare una adeguata legislazione regionale che possa mettere in campo azioni e risorse per il miglioramento della qualità della vita delle famiglie ; promuovere e strutturare reti di famiglie tali da fare in modo che ci sia il virtuosismo della

sussidiarietà e solidarietà per cui nel tempo anche quelle famiglie svantaggiate siano capaci di autodeterminarsi ed uscire pian piano dall’isolamento e dall’emarginazione.
5) Proviamo a fare un passo ancora più avanti, pensiamo in grande :è possibile proporre un modello “ Family Friendly”? penso di sì, occorre ! se vogliamo creare controtendenza culturale, se vogliamo essere al passo con i tempi ed i bisogni della famiglia del terzo millennio, se vogliamo salvare la famiglia dalla crisi economica e valoriale che sta imperversando in questi nostri giorni
Sicuramente un’attenzione è dovuta anche all’affido che è un valido strumento ma non è “ la soluzione” tanto c’è ancora da fare sul tema affido e lo sforzo deve essere direzionato anche in questo senso.
In sintesi se vogliamo partire da “ SCELTE A MISURA DI BAMBINO” non possiamo non scegliere di promuovere la Famiglia e la cultura dell’Agio della Famiglia, il Dovere di vedere riconosciuto ad ogni bambino, anche attraverso azioni e misure regionali, il diritto di essere felice!
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Re: Misure Regionali Urgenti per il Diritto alla Famiglia

Messaggioda admin_affido » 19/05/2015, 16:24

NOTA dell'Associazione AGEVOLANDO (dr. Federico Zullo)

OGGETTO: Misure urgenti da chiedere alle Regioni del Sud: nota Agevolando al punto
2) ACCOMPAGNAMENTO ALL'AUTONOMIA DEI NEOMAGGIORENNI IN USCITA DA PERCORSI DI TUTELA.

Buongiorno a tutti voi, ringraziando nuovamente gli organizzatori per l’invito a partecipare ai lavori della giornata odierna, esprimo il mio dispiacere per non poter essere presente, causa impegni presi precedentemente.
Ci tengo però a portare ugualmente un nostro contributo sul tema in oggetto, che ci vede impegnati su territorio prima solo emiliano-romagnolo ed ora nazionale e che, a nostro avviso, richiede la messa in campo di misure urgenti da parte di tutte le istituzioni preposte. Ma andiamo con ordine.

Ogni anno circa 3000 giovani neomaggiorenni escono dai percorsi di accoglienza sostitutivi della famiglia e circa i 2/3 non rientrano nella famiglia d’origine. Sono stimabili in circa 20000 i giovani adulti a rischio esclusione sociale o già in condizioni -talvolta drammatiche - di indigenza, solitudine, devianza, psicopatologia presenti oggi in Italia. Le cause sono dovute principalmente all’assenza di percorsi efficaci di finalizzazione degli interventi di tutela e di supporto e accompagnamento verso l’autonomia abitativa, lavorativa ed economica.

A diciotto anni questi ragazzi sono “grandi per legge“. Questi giovani sono discriminati due volte: sul piano affettivo e sul piano delle opportunità di accesso al mercato del lavoro, perché troppo spesso non hanno la possibilità di portare a termine il proprio percorso scolastico. I dati della disoccupazione giovanile, se per i giovani con una famiglia alle spalle e un “tetto”, destano enormi preoccupazioni, per coloro che sono senza famiglia causano gravi ripercussioni per il loro presente e per il loro futuro, già in parte compromesso dai vissuti traumatici e turbolenti della minore età. E’ inoltre assente la certezza di una formazione opportuna e finalizzabile, in particolare per quanto riguarda gli studi universitari.
In Italia la letteratura psicosociale si è interessata del fenomeno solo recentemente; non essendoci, quindi, studi specifici in grado di descrivere gli esiti e le condizioni dei giovani adulti che escono dalla presa in carico dei servizi per minori occorre fare riferimento a diversi studi internazionali che dimostrano l’alto rischio di esclusione sociale, una volta terminato il percorso residenziale. Questi ragazzi affrontano, infatti, il percorso verso l’indipendenza con scarsa formazione scolastica, che limita le possibilità di lavoro, scarsa disponibilità economica, che pone problemi per il mantenimento di un alloggio, e scarso supporto sociale.
Una situazione ancora più ingiusta a fronte delle recenti evoluzioni giurisprudenziali in riferimento all'obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli: nel 2012 la Corte di Cassazione ha confermato che tale obbligo sussiste anche se il figlio ha superato la maggiore età ma non ha raggiunto una situazione di indipendenza economica per motivi a lui non imputabili (Cassazione, sentenze n. 1773 dell’8 febbraio 2012, n. 2171 del 15 febbraio 2012 e n. 5174 del 30 marzo 2012).
Non esistono invece normative e risorse che garantiscano diritti certi per i giovani che escono dalle strutture di accoglienza per i “fuori famiglia”, è tranne in Sardegna, unica Regione in Italia che ha una legge dedicata a tali giovani e che ne garantisce l’adeguato investimento di risorse, umane ed economiche.
Di seguito alcuni elementi e richieste che da tempo, in collaborazione con numerose organizzazioni del nostro Paese, tra le quali molte del Sud Italia, facciamo alle Istituzioni, siano esse nazionali, regionali, locali:
1. Occorrono rapidi interventi legislativi tesi a favorire facilitazioni per il lavoro affinché questi giovani possano essere facilmente inseriti in aziende attraverso forme di apprendistato e/o contratti di lavoro stabili. In particolare, andrebbe istituito un Fondo finalizzato a:
a) l’erogazione di contributi agli enti che svolgano attività rivolta al sostegno e all'integrazione lavorativa di minori che sono per diverse motivazioni fuori dalla loro famiglia di origine;
b) l’attivazione di un sistema integrato di politiche attive del lavoro a loro dedicato;
c) il sostegno all’avviamento di attività economiche che prevedono impiego di giovani con le caratteristiche di cui sopra.
2. E’ altresì urgente definire percorsi legislativi altrettanto facilitanti a garanzia di un’abitazione stabile e idonea onde evitare il rischio, sempre più evidente, di indigenza e abbandono.
A tal fine, è necessario istituire una dotazione pari ad almeno euro 5000 annui per ogni giovane con le caratteristiche di cui sopra e per una durata proporzionata al livello di raggiunta stabilità lavorativa e autonomia economica del giovane stesso.
3. Al fine di facilitare l’autonomia dei giovani con tali caratteristiche e per favorire la loro iniziativa individuale e di gruppo, è necessario stabilire la garanzia di prestiti a “tasso zero” per la durata di anni tre e fino ad euro 10000 per ogni giovane che ne faccia richiesta e che presenti un progetto di investimento opportuno, a partire dalla conclusione del percorso di accoglienza.
4. Urgono inoltre garanzie affinché i giovani con tali caratteristiche possano concludere il proprio percorso formativo e di studi. A tal fine, è necessario dedicare borse di studio che permettano loro di concludere gli studi di scuola superiore, con una dotazione pari ad almeno euro 3000 annui, e di intraprendere un eventuale percorso di studi universitari, con una dotazione pari ad almeno 3000 euro annui, esenzione dal pagamento delle tasse per almeno i primi tre anni e gratuità per l’acquisto dei libri.
5. Andrebbero inoltre garantite disposizioni affinché gli interventi sanitari – in particolare quelli di tipo psicoterapeutico – possano essere accessibili e facilmente percorribili da parte di coloro che, tra questi giovani, necessitano di cure e azioni preventive di patologie gravi, sempre più frequenti per questa popolazione. A tal fine andrebbe disposto un fondo pari ad almeno euro 2000 annui, affinché possano intraprendere un percorso di tipo privato e su loro scelta del professionista.

A nome di tutta l’associazione, si auspica una presa di coscienza maggiore rispetto a queste esigenze da parte di tutti, in particolare da parte delle Regioni del Sud, dove la problematica è ancora più drammatica a causa dell’altissima percentuale di disoccupazione e della carenza significativa di reti sociali e familiari che ben potrebbero contribuire a rispondere ad alcuni di questi bisogni.
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Re: Misure Regionali Urgenti per il Diritto alla Famiglia

Messaggioda admin_affido » 19/05/2015, 16:25

NOTA dell'Associazione Nazionale FAMIGLIE NUMEROSE (dr.ssa Emilia Russo)

Misure regionali urgenti per la tutela del diritto alla famiglia
Approfondimento e dibattito sulle proposte elaborate dalla cordata:
CNCM, CNCA, ANFAA, Famiglie per l'Accoglienza, Progetto Famiglia, Papa Giovanni XXIII
Mi chiamo Emilia Russo, faccio parte dell'Associazione Nazionale Famiglie Numerose, sono mamma
biologica, adottiva e affidataria.
Faccio inoltre parte di reti di famiglie affidatarie nate spontaneamente (soprattutto su internet) per venire
incontro alla necessità di aiuto/ascolto per la quale le coppie sentono necessità di ricevere maggior supporto
durante il percorso.
In particolar modo mi trovo a rispondere spesso a domande tecniche (maternità, Inps, contributi, diritti,
decreti, possibilità di portare il minore in affido all'estero) per sopperire alla mancanza di informazioni
ricevute in fase di formazione e durante il percorso stesso di affido.
Vorrei concentrarmi su alcuni punti critici riscontrati:
1) Priorità nel collocare i minori in famiglia
Molte famiglie già formate dai servizi, dunque ipoteticamente pronte ad incominciare un affido, aspettano
anni un eventuale abbinamento.
Sarebbe auspicabile che la prima scelta per un minore fosse sempre una famiglia e non la comunità.
Un database regionale potrebbe agevolare i Servizi nell'individuazione della famiglia più adatta in tempi
brevissimi, per poter fare fronte anche alle urgenze.
Troppo spesso i minori, soprattutto se con difficoltà, soggiornano in struttura per anni poiché i Servizi
faticano ad individuare una famiglia che sia disponibile oltre che idonea.
Le associazioni potrebbero supportare i Servizi nella creazione di questo database che permetterebbe a tutte
le coppie che hanno completato la formazione presso il proprio Centro Affidi di riferimento di essere
immediatamente disponibili a livello regionale e non unicamente territoriale.
Ad oggi infatti notiamo come sia difficile il passaggio di una coppia da un'area all'altra all'interno della stessa
regione e quanto spesso i Centri Affidi decidano di far ripetere alla famiglia affidataria il percorso già
terminato in un'altra provincia prima di inserirla nel proprio database, cosa che non riteniamo essere corretta.
2) Progetto neonati
E' assolutamente necessario che ”i piccolissimi” vadano immediatamente in famiglia in attesa di decisioni
definitive, soprattutto se si tratta di minori con handicap per i quali gli stimoli che può offrire una famiglia
nei primissimi mesi di vita possono fare la differenza.

Sarebbe pertanto necessario formare gruppi di famiglie pronte ad accogliere i minori, anche con preavviso
minimo, in attesa che vengano collocati nella famiglia definitiva.
Le associazioni e le reti di famiglie potrebbero essere un valido supporto che non si sostituisce ai servizi ma
li affianca e supporta.
3) Minori con handicap
Sarebbe necessario che i Servizi territoriali aiutassero le coppie durante il percorso a prendere coscienza di
quella che potrebbe essere la disponibilità effettiva ad accogliere un minore con esigenze speciali.
Il percorso conoscitivo si basa perlopiù sulla storia familiare dei coniugi e sulle motivazioni che portano la
coppia ad aprirsi all'accoglienza ma non prevede un iter strutturato che aiuti le coppie a valutare, con esempi
concreti, la propria disponibilità effettiva in questo senso.
Suggeriamo che i Servizi vengano maggiormente formati e sensibilizzati a tal riguardo in modo da aver
chiare le situazioni che maggiormente si presentano.
4) Creazione di una rete di sostegno valida e supportiva tra servizi/famiglie e associazioni
L'affidamento inizia con il bambino che fa il suo ingresso nella famiglia affidataria.
Non termina con l'abbinamento.
E' importante che l'affidamento parta con un progetto per quanto possibile definito che, pur lasciando
margine a modifiche in corso d'opera, abbia delle linee guida ben strutturate che sono di grande aiuto alla
famiglia affidataria soprattutto alla prima esperienza e riducono notevolmente i possibili fallimenti.
E' inoltre fondamentale, perché l'affido abbia successo, che la famiglia venga supportata in maniera
tempestiva e continuativa durante l'intero percorso.
5) Contributo economico per l'affido
Il contributo previsto per le famiglie affidatarie deve essere erogato stabilmente, senza accumuli di ritardi e
deve essere congruo.
Non si può fare sempre affidamento sul “buon cuore” delle famiglie.
6) Appelli per minori special needs
Infine vorremmo segnalare che molte equipe territoriali non sono a conoscenza del fatto che alcuni Tribunali
dei Minorenni, a fronte della difficoltà di reperire famiglie idonee disponibili ad accogliere bambini con
necessità speciali (primariamente in adozione ma sempre più spesso anche in affido), cercano famiglie
accoglienti attraverso appelli diffusi tramite i social network, la stampa e le Associazioni.
A questo proposito, qualora ci siano famiglie che non hanno mai intrapreso il classico percorso di
valutazione per ottenere l’idoneità all’adozione o all'affido, i Tribunali dei Minorenni spesso richiedono alle
equipe territoriali di valutare quel nucleo familiare con urgenza.

Vediamo quotidianamente che i Servizi, non a conoscenza di questa procedura ormai utilizzata dalla maggior
parte dei Tribunali per i Minorenni, non danno la giusta priorità a questa pratica credendo si tratti del classico
percorso conoscitivo che per legge deve essere completato entro 4 mesi dalla ricezione della richiesta da
parte del Tribunale.
Questo crea notevoli disagi soprattutto ai minori di attesa (in quanto i Tribunali in assenza di una valutazione
psico-sociale del nucleo familiare non possono procedere con l’abbinamento) ma anche alle coppie che, dopo
aver dato la propria disponibilità ad accogliere quello specifico minore in difficoltà, vedono passare mesi
prima di poter iniziare l’istruttoria.
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Re: Misure Regionali Urgenti per il Diritto alla Famiglia

Messaggioda ELISABETTA GIULIANI » 21/05/2015, 11:27

Sono assolutamente d’accordo su quanto emerge dalla sintesi dei lavori del workshop del 15 maggio, in particolare riguardo alla proposta di costituire a livello regionale uno spazio di confronto orientato al tema più generale del disagio familiare. Il sostegno alla famiglia di origine, le azioni di solidarietà familiare, l’affidamento familiare, nelle sue diverse forme, e l’accoglienza nelle comunità costituiscono risposte diverse ma complementari ; la scelta di un intervento piuttosto di un altro è determinata da una complessità di fattori, al centro dei quali dobbiamo porre la “relazione” che si ritiene più adeguata per ciascun minore. E’ fondamentale che Enti Locali, Magistratura e Organismi del Privato Sociale, e comunque tutte le istituzioni che sono chiamate ad operare, con funzioni e livelli differenti, nel sistema di tutela dei minori e nel supporto alle famiglie, siano coinvolte in un percorso di collaborazione , che vede la Regione quale cabina di regia; tale percorso dovrebbe essere finalizzato a definire linee operative e a proporre modelli omogenei d’intervento, da trasferire al territorio, in modo flessibile e nel rispetto delle diversificate esperienze e caratteristiche locali.
ELISABETTA GIULIANI
 
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Località: Assistente Sociale Resp. Uff. Giovani e minori - Coord. Poli Affido Provincia di Roma

Re: Misure Regionali Urgenti per il Diritto alla Famiglia

Messaggioda Adriana De Trovato » 23/05/2015, 15:57

Al Dr. Alberto Pulizzi vorrei chiedere lo stato di avanzamento della richiesta di nomina del Garante Regionale. Immagino che qualche nome sia già stato fatto ma sembra che l'argomento non susciti l'interesse che merita.
Adriana De Trovato
 
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