da GENNARO IZZO » 07/05/2015, 4:16
Dai numeri alla percezione
Dai dati risulta che, dal 2007 al 2012, si registra il 12% (in Campania ben il 28%) in meno di minori fuori della propria famiglia.
Le domande del Tavolo Nazionale Affido sorgono spontanee: i dati sono attendibili? Dipendono da una riduzione del bisogno oppure da una maggiore capacità di prevenzione? Derivano da una contrazione della capacità d’intervento, delle risorse, del sistema di protezione?
Agli operatori del Tavolo Nazionale Affido, ed ai loro timori, si aggiungono gli operatori dei Servizi, pubblici e privati.
“Noi” percepiamo ogni giorno la profonda mancanza di metodiche, di organizzazione, di modelli gestionali, nella realizzazione delle politiche e dei servizi socio-sanitari-educativi, la cui esistenza ed efficacia potrebbero realmente garantire il fatto che: “meno minori fuori dalla propria famiglia possa corrispondere a meno bambini e bambine che vivono seri disagi sociali, sanitari ed ambientali”.
Dalla forma alla sostanza, dalla responsabilità amministrativa all’intervento deontologicamente corretto
Gli operatori sociali, in particolare, devono e possono spostare il tiro del proprio intervento verso metodologie e modelli organizzativi dei Servizi che facciano riferimento al piano deontologico.
Prendendo anche spunto dai suggerimenti forniti dalle “Linee Guida per la regolazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore” (a cura del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali), è possibile pensare ad un “Manifesto operativo” in cui sia gli operatori (dal Giudice al Tutor territoriale), sia le famiglie, possano individuare interventi deontologicamente corretti, distinguendoli da interventi “non corretti”?
L’intervento di ciascun operatore, soprattutto nei processi di allontanamento dei minori, deve lasciare traccia formale e sostanziale che risponda a domande concrete: cosa faccio, cosa ho fatto prima, cosa potevo fare, cosa si poteva/può fare, cosa è mancato/manca, chi deve garantirlo, come?