6. ABBINAMENTO BAMBINO/COMUNITÀ: DECISIONI "CASO PER CASO"

Prosieguo del confronto sull'abbinamento minori/comunità realizzato da gennaio a maggio 2014 e rilanciato dal Convegno Nazionale di Studi del 15 maggio a Pompei. Per ogni argomento affrontato dal documento base del Convegno, è attivo nel presente Laboratorio un punto "ad hoc" nel quale inserire propri commenti, riflessioni, ...

6. ABBINAMENTO BAMBINO/COMUNITÀ: DECISIONI "CASO PER CASO"

Messaggioda admin_affido » 02/06/2014, 14:13

Quando ci si trova di fronte alla necessità di allontanare un minore dal proprio nucleo familiare, la scelta del contesto in cui inserirlo non va fatta "solo" optando per l'affido o la comunità, ma anche andando nel dettaglio di quale famiglia affidataria o di quale comunità occorra proporgli. È questo il processo dell'abbinamento, di cui si parla molto in materia di affidamento familiare e assai meno nel caso degli inserimenti in comunità, e che mira ad offrire la risposta più adeguata ai bisogni specifici in gioco. Scrive Giovanni Tagliaferri: «spesso il criterio usato è legato alla disponibilità della struttura al collocamento magari in fase emergenziale o alla struttura che pratica la retta più bassa a discapito di ogni specificità della struttura e della qualità dell'intervento educativo». Aggiunge Valter Martini: «la decisione di optare per una scelta rispetto ad un'altra non dovrebbe essere determinata dalle risorse economiche più o meno disponibili da parte degli Enti gestori delle competenze socio-assistenziali».
É auspicabile, invece, che l'abbinamento venga fatto caso per caso in base alle esigenze individuali (educative, sociali, affettivo-relazionali, sanitarie, formative, ...) di quel dato minore, dalle quali scaturisce il bisogno di determinate caratteristiche specifiche del contesto in cui bisogna inserirlo (per le comunità: numero, risorse e competenze degli educatori, punti di forza e limiti organizzativi, profilo degli altri bambini/ragazzi ospiti, ...).
Va da sé che non è possibile effettuare un abbinamento adeguato in assenza di un progetto di intervento individualizzato che espliciti obiettivi, durata, attori e relativi ruoli, ... Come pure è importante sottolineare che ciascun bambino e ragazzo ha diritto ad un progetto per sé, attento, curato, pensato, flessibile, costruito con passione e competenza. Scrive Liviana Marelli «bisogna sempre partire da capo in ogni incontro, ogni volto, ogni storia, … ci parlano da principio e non è mai un “già visto”… io non so a priori “cosa è meglio per te”. Devo ascoltarti, devo spogliarmi di ogni “già dato”, devo saper riconoscere l’errore …, devo “fare pace” con il tuo tempo, con il tuo progetto, devo saperlo comprendere per aiutarti a "vedere altro”… Ciò non significa che non ho riferimenti … ma nonostante tutto … io penso che sempre si debba mettere alla prova anche questo. Perché allora riconfermarlo sarà davvero nel superiore interesse di quel bimbo, di quella famiglia, di quella storia … non sarà mai un “già dato”».
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Re: 6. ABBINAMENTO BAMBINO/COMUNITÀ: DECISIONI "CASO PER CAS

Messaggioda Karin » 28/06/2014, 18:14

Il numero dei bambini adottabili ma ancora in accoglienza temporanea è di circa 1.900 minori di cui il 59 percento si trova in comunità e solo il 41 percento in affidamento familiare. Chi sono questi bambini? Come mai rimangono in stato di stallo nonostante le statistiche confermino una crescita del numero di coppie disponibili all'adozione? Perchè questi minori, magari dichiarati persino adottabili, sono dimenticati nelle comunità o nelle famiglie affidatarie? E come mai queste ultime, nonostante abbiano dato sostegno e calore al minore per mesi o per anni, non hanno poi precedenza di adozione di quel bambino?
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