7. IL BISOGNO DI CODICI VALUTATIVI ESPLICITI

Prosieguo del confronto sull'abbinamento minori/comunità realizzato da gennaio a maggio 2014 e rilanciato dal Convegno Nazionale di Studi del 15 maggio a Pompei. Per ogni argomento affrontato dal documento base del Convegno, è attivo nel presente Laboratorio un punto "ad hoc" nel quale inserire propri commenti, riflessioni, ...

7. IL BISOGNO DI CODICI VALUTATIVI ESPLICITI

Messaggioda admin_affido » 02/06/2014, 14:14

Un "buon abbinamento" è possibile solo se si è disposti a superare la "tipicizzazione" delle risposte e ad abbandonare stereotipi e pregiudizi per costruire pazientemente “la risposta” per quel bambino.
Questo non significa però rinunciare in assoluto all'individuazione di criteri e parametri oggettivi sui quali basare le varie valutazioni. Troppe volte le valutazioni degli operatori sono influenzate dalle loro esperienze personali, come pure occorre prendere atto delle differenze (e, a volte, delle divergenze) esistenti tra i linguaggi, i codici e le rappresentazioni cui i diversi operatori - e le diverse categorie professionali - fanno riferimento.
Il superamento di questi gravi limiti di analisi-valutazione-progettazione, chiede uno sforzo di esplicitazione di ciò che nella prassi resta troppo spesso implicito e sotteso. Esplicitare, oggettivizzare, categorizzare (cioè descrivere e distinguere), permette di rendere effettivamente comunicabile, e quindi confrontabile-migliorabile, il processo valutativo. Ovviamente è un processo molto complesso che va gestito evitando semplificazioni che sminuirebbero e impoverirebbero la realtà, costringendola nei limiti di rappresentazioni astratte. Si tratta dunque di un compito necessario e assai delicato che intende "liberare" i percorsi sia dal determinismo normativo e dogmatico delle "regole generali" calate dall'alto, sia dall'abbinamento operatore per operatore, cioè influenzato dal portato parziale di chi progetta.
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Re: 7. IL BISOGNO DI CODICI VALUTATIVI ESPLICITI

Messaggioda Karin » 28/06/2014, 18:22

Manca una stategia a livello nazionale, e ancora prima manca la conoscenza concreta della realtà di ciascun minore. E' una denuncia che le associazioni che si occupano di disagio minorile in Italia portano avanti da tanto tempo: mancano i dati, la stesura e l'applicazione di linee guida nazionali cui ciascuna Regione dovrebbe fare riferimento. La battaglia che la maggior parte delle associazioni porta avanti ribadisce che ogni minore dovrebbe avere i propri dati inseriti nella Banca Dati relativa con l’indicazione della sua posizione giuridica e del singolo progetto che per lui/lei devono avere elaborato i Servizi Sociali ed i Tribunali. Tutta questa confusione e leggerezza non può che dare spazio al "business" dei bambini cosidetti "scippati alle famiglie", un buniness che coinvolge operatori, gestori delle comunità di accoglienza.
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