da Rosa Di Prisco » 31/03/2014, 21:56
1)Nella scelta della comunità in cui inserire il bambino, ritengo sia preferibile o anche indispensabile scegliere una comunità con educatori residenti.
La motivazione potrebbe sembrare anche scontata ma è certo che nell’ immaginario collettivo la casa , la famiglia, rappresentano il nido d’amore per eccellenza, in cui rifugiarsi nei momenti di bisogno, o nella quotidianità. Il bambino, la cui famiglia d’origine è segnata da gravi disagi, che spesso comportano deprivazioni socio-ambientali (che non favoriscono un adeguato sviluppo del minore), ha sempre bisogno di avere una famiglia che gli possa trasmettere tranquillità e “contenimento”.
L’ambiente nel quale gli educatori ed educandi sono immersi deve dunque essere un ambiente sereno e stabile, nel quale non si stia continuamente a rimarcare la condizione di disagio da cui il minore proviene.
Un “oasi felice” in cui i piccoli possano rilassarsi, scaricando lo stress continuo a cui sono o sono stati sottoposti. L’educatore, soprattutto se residente, può far percepire la propria rassicurante presenza sia nelle attività quotidiane che nei momenti significativi dell’esistenza. Sappiamo bene che un bambino sicuro e sereno ha maggiori possibilità di non essere un adolescente che mette in atto atteggiamenti aggressivi o antisociali. Avere, quindi, la possibilità di inserire un minore in una comunità con educatori residenti per me significa poter garantire una presenza attiva nella vita di quest’ultimo, affiancandolo con rispetto e cura nelle situazioni che è chiamato a vivere. Da favorire, in ogni caso, nella fascia d’età 0-10 in quanto gli effetti negativi di relazioni educative di tipo ambivalente, insicuro, in famiglia o a scuola, hanno ampi margini di recupero se vengono corretti con la creazione di condizioni ambientali adatte, nel periodo infantile o prepuberale.
2)Quando si è di fronte a minori vittime di maltrattamento grave e di abuso sessuale, potrebbe essere utile inserire il minore in comunità psicoeducative specializzate, ma credo che una valida alternativa potrebbe essere quella di inserire il minore in una comunità con educatori residenti, magari con figli, all’interno della quale il minore, fortemente traumatizzato, possa ricreare degli equilibri dopo che sia stato prontamente attivato un percorso di psicoterapia.
3)Credo sia assolutamente utile realizzare un’ anagrafe delle comunità per minori.
4)La Supervisione psico-emotiva degli educatori delle comunità può essere sicuramente utile se fatta da persone competenti nel settore. Dal mio punto di vista, però, dovrebbe esserci anche una supervisione volta alla prevenzione dello stress nelle relazioni di aiuto, che colpisce frequentemente gli operatori educativi, ma che potrebbe essere evitato attraverso elementi quali: abilità comunicative; organizzazione efficiente; lavoro di squadra; vita extraprofessionale equilibrata etc. Quindi, partendo dal presupposto che una comunità residenziale “funzioni nel modo giusto”, ritengo utile la supervisione, ma mi porrei l’attenzione soprattutto sul concetto di collaborazione dell’equipe psicopedagogica che è chiamata a fronteggiare i disagi dei minori. Gli operatori educativi si confrontano quotidianamente con le complesse e dolorose problematiche degli utenti, in una realtà che molto spesso tende a sminuire la loro figura professionale e questo mix di elementi non può che dare origine a tensioni, frustrazioni e conflitti.
Pertanto, dato che, la relazione di cura si costruisce tenendo conto dello stato psico-fisico non solo dell’ utente ma anche dell’ operatore, affinché esso possa svolgere al meglio le sue funzioni ritengo che solo un lavoro realmente sinergico tra i vari operatori possa favorire una maggiore produttività di ognuno; la realizzazione personale e professionale degli stessi e la prevenzione dello stress o comunque di elementi negativi. Tutto ciò al fine di poter offrire un servizio agli utenti che sia davvero efficiente ed efficace indispensabile soprattutto perché il tempo sociale che si investe nell’ educazione è un tempo sociale che si recupera ampiamente nelle fasi successive di crescita degli utenti stessi.