6. DIFFICOLTÀ DI INTEGRAZIONE TRA GLI OPERATORI

La crisi relazionale post-moderna e la dimensione comunitaria del lavoro sociale e del volontariato; la promozione della solidarietà familiare, il radicamento territoriale e la condivisione dei bisogni; il lavoro di rete formale e informale: visione olistica e approccio ecologico; i tessitori naturali delle reti; la supervisione “esperta” delle reti.

ESPERTI COINVOLTI: Alfonso Pepe, Associazione Progetto Famiglia Avellino; Luigi e Anna Piccoli, Ass. Il Noce di Casarsa della Delizia (PN); Elisabetta Giuliani, Servizio Affidi della Provincia di Roma; Giorgio Marcello, Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cosenza; Giancarlo Cursi, Pontificio Ateneo Salesiano di Roma; Nicoletta Goso, Movimento Famiglie affidatarie e solidali, Roma; Antonella Pontillo, Associazione Progetto Famiglia Benevento; ...

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6. DIFFICOLTÀ DI INTEGRAZIONE TRA GLI OPERATORI

Messaggioda Progetto Famiglia, coordinamento del FORUM AFFIDO online » 08/03/2013, 21:49

Il lavoro di équipe/gruppo/rete è spesso messo in crisi dalle difficoltà di collaborazione tra i vari operatori. Non di rado emerge, tanto nei servizi pubblici quanto nel terzo settore la “ridotta cultura della collaborazione”, la mancanza di conoscenza/comprensione dei linguaggi e dei processi organizzativi altrui, la ridotta fiducia reciproca, la tendenziale indisponibilità al confronto, … Sovente non si tiene in conto che un’équipe/gruppo/rete non si costruisce solo tramite la definizione di norme e standard procedurali. Non bastano i migliori accordi di programma e protocolli d’intesa se prima non c’è in ciascun operatore un’adeguata cultura della collaborazione, e se tra le diverse persone coinvolte non si attiva un tessuto relazionale positivo fatto di stima e rispetto reciproco. Anche nel lavoro sociale si manifestano gli effetti distorti di quella spinta individualistica che impregna la cultura e gli stili di vita odierni e che mina gli spazi di collaborazione tra le persone, prima ancora che tra gli enti e gli organismi. Non è solo la rete tra pubblica amministrazione e terzo settore a non funzionare. Il terzo settore al suo interno appare fortemente disgregato e incapace di trovare percorsi comuni. Parimenti le indicazioni normative e regolamentari circa l’integrazione tra i diversi comparti del servizio pubblico, come quella tra il sociale e il sanitario, o tra il sociale e il settore educativo, sono nella maggior parte dei casi rimaste lettera morta. Addirittura si registrano segni evidenti di disgregazione anche all’interno delle singole realtà. Non di rado i diversi uffici del comune non parlano tra di loro, come anche per il terzo settore «la frammentazione … si riproduce [anche all’interno] delle singole organizzazioni» (1). Si tratta di una situazione che fa sentire i propri effetti soprattutto nelle realtà più complesse e strutturate (e quella della rete inter-istituzionale lo è particolarmente), nelle quali la distinzione di ruoli e funzioni, riducendo gli spazi di attività comune e aumentando la burocratizzazione dei processi, elimina il semplice ritrovarsi insieme, tipico dei piccoli gruppi e delle contesti informali. Nelle situazioni più complesse, dunque, il cammino comune non è scontato e va costruito consapevolmente, ogni giorno.

(1) Rete Bambini, Ragazzi e Famiglie al Sud (2005), Frammentazione ed Accoglienza (http://www.bambinieragazzialsud.it)

SPUNTI PER IL CONFRONTO

Quanto e perché, a livello di integrazione professionale, si registrano separatezze intra-istituzionali tra operatori di medesimi uffici o di uffici collegati?

Quanto e perché si registrazione difficoltà di integrazione professionale a livello inter-istituzionale? Tra operatori dei comuni e operatori degli uffici di piano? E tra operatori sociali ed operatori della sanità? E tra operatori socio-sanitari ed operatori della giustizia? E dell’istruzione? E del Terzo Settore specializzato? E del volontariato?

In che modo implementare il clima di collaborazione e di fiducia tra gli operatori? Uno strumento potrebbe essere una formazione ad hoc sulle competenze relazionali e comunicative, da convogliare poi in gruppi di sostegno all’intelligenza emotiva?
Progetto Famiglia, coordinamento del FORUM AFFIDO online
 
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Re: 6. DIFFICOLTÀ DI INTEGRAZIONE TRA GLI OPERATORI

Messaggioda Arianna Siccardi » 23/04/2013, 11:01

Come responsabile del "Centro per l'Informazione e l'Orientamento all'Accoglienza dei minori e dei nuclei madre-bambino nel territorio di Roma e provincia", attivo dal 2003,mi sono da subito confrontata con la difficoltà nel far riconoscere il nostro servizio proprio dai soggetti a cui era rivolto: le strutture di accoglienza e i servizi del territorio.
La motivazione su cui è nato il nostro progetto è stata rispondere alla necessità, sempre più evidente di fronte alla complessità sociale in atto, di creare una rete informativa sui servizi e le possibilità di accoglienza (numeri, tipologie, ubicazione etc.) fruibile dagli operatori interessati, che li alleggerisse e aiutasse nel loro lavoro e non creasse un ulteriore carico di cui occuparsi. Per questo è stato molto importante attivare una comunicazione diretta, chiara e personale sia con i responsabili delle strutture (che abbiamo incontrato durante le visite conoscitive), sia con gli operatori dei servizi sociali, non solo con incontri diretti , ma anche tramite la promozione e la partecipazione a iniziative in cui abbiamo illustrato le nostre attività. Il nostro tentativo è stato quello di superare la comprensibile diffidenza verso un nuovo modo di rapportarsi, creando l'abitudine a intessere relazioni tra soggetti che dialogano (educatori, assistenti sociali, operatori del terzo settore, Tribunale per i Minorenni, personale medico sanitario...) e che interagiscono per affrontare al meglio con collaborazione, confronto e condivisione il momento critico in cui si affronta un 'ipotesi di inserimento in struttura per un minore o per un nucleo.
Credo sia necessario continuare a impegnarsi nella costruzione di una cultura e di un linguaggio comune che faciliti le relazioni interne al nostro mondo attraverso l'ascolto dei bisogni e la proposizione delle possibili risposte e risorse sul territorio, in un costante arricchimento reciproco che costituisce la trama della nostra rete.
Arianna Siccardi
 
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