1. I MINORI FUORI FAMIGLIA. SITUAZIONE NAZIONALE E REGIONALE

Un bilancio a trent’anni dalla legge 184/83: trend nazionale e differenze regionali; la non esigibilità del diritto a crescere in famiglia tra livelli essenziali e prestazioni standard; la petizione popolare ai presidenti delle “regioni fuori famiglia”; verso uno schema di proposta di legge regionale per la tutela del diritto alla famiglia.

ESPERTI COINVOLTI: Gennaro Izzo, Piano di Zona N13 – Penis. Sorrentina (NA); Rosy Paparella, Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Puglia; Frida Tonizzo, ANFAA - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie; Stefano Ricci, Area Integrazione socio-sanitaria Regione Marche; Piero Fantozzi, Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cosenza; Luca Degani, docente di diritto minorile nella facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica di Milano; ...

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1. I MINORI FUORI FAMIGLIA. SITUAZIONE NAZIONALE E REGIONALE

Messaggioda Progetto Famiglia, coordinamento del FORUM AFFIDO online » 08/03/2013, 21:24

UN BILANCIO A TRENT’ANNI DALLA LEGGE 184/83
A fine 2012 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha presentato le “prime risultanze” di una nuova indagine condotta dal Centro Nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e l’adolescenza sul fenomeno dei cd. minori “fuori famiglia”, cioè di quei bambini e ragazzi che sono affidati ad una famiglia o inseriti in una comunità residenziale, che in Italia risultano essere circa 29mila (dati al 31.12.2010)(1) .
Il quadro che emerge dall’indagine è preoccupante ed evidenzia molti fattori di rischio. Sul tema il Tavolo Nazionale Affido ha elaborato un documento di riflessione (2), pubblicato nel gennaio 2013 sul sito http://www.tavolonazionaleaffido.it, in cui vengono messi in luce i principali punti critici:
• l’elevata percentuale dei minori inseriti nelle comunità educative, rispetto alla quota inserita in affido eterofamiliare (su 3 minori collocati all’esterno della cerchia familiare e parentale, 2 sono in comunità e 1 è in affido familiare);
• l’elevata frammentarietà dei percorsi dei minori (circa il 40% dei minori accolti in affido o in comunità non è alla prima esperienza);
• la forte incidenza degli allontanamenti disposti d’urgenza (oltre un quarto degli interventi di inserimento di un minore in affido o in comunità sono realizzati “d’urgenza” per tutelarne l’incolumità a fronte di gravi rischi);
• la rilevante quota di affidamenti giudiziali rispetto a quelli consensuali (nel 69% dei casi l’affidamento è disposto dal Tribunale per i minorenni);
• l’ampia percentuale di allontanamenti di lunga durata (quasi la metà degli affidamenti e degli inserimenti in comunità durano oltre due anni. Il 50% di questi oltre 4 anni).
Sulla base di questi elementi possiamo asserire che una parte importante degli interventi di accoglienza residenziale realizzati in Italia ha un carattere “tardo-riparativo”, essendo:
• attivata a fronte di situazioni fortemente pregiudizievoli per i minori (i cd. “casi gravi”);
• segnata dal dissenso degli esercenti la potestà e da uno scenario di marcata “cronicizzazione” del disagio familiare;
• caratterizzata da interventi emergenziali e, spesso, frammentari, scarsamente retti da adeguate progettazioni individualizzate.

LE DIFFERENZE REGIONALI DEL SISTEMA DI TUTELA DEL DIRITTO ALLA FAMIGLIA
I dati offerti dall’indagine del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali evidenziano la presenza di marcate differenze quantitative e qualitative nel sistema di tutela del diritto dei minori a crescere in una famiglia. Ad esempio emergono forti disparità tra una regione e l’altra circa l’entità del ricorso agli inserimenti in comunità e agli affidamenti familiari.
Si passa infatti dai 4-5 minori in comunità ogni 10 minori “fuori famiglia e parenti” di Liguria, Piemonte e Toscana agli 8-9 di Basilicata, Campania, Abruzzo e Molise. Un’altra significativa disomogeneità caratterizza l’incidenza dei provvedimenti di urgenza (segno della difficoltà ad intervenire con progetti preventivi e promozionali, più che di mera e tardiva protezione) che in Campania, Basilicata e Calabria vengono adottati con una frequenza di oltre il 60% più alta della media nazionale. Forti disparità si registrano anche a livello sub-regionale come evidenziato da varie ricerche e osservazioni degli ultimi anni. Il panorama della tutela minorile si mostra, insomma, a macchia di leopardo, con alcune zone di eccellenza circondate da ampie fasce territoriali poco coperte. Incrociando gli indicatori offerti dall’indagine ministeriale, Progetto Famiglia ha composto una sorta di graduatoria delle regioni italiane (3), evidenziando quali sono quelle virtuose e quali quelle più in difficoltà. In particolare otto regioni italiane, che simbolicamente definiamo “regioni fuori famiglia”, mostrano standard molto inferiori alla già mediocre media nazionale. Si tratta di Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia, Abruzzo e Molise. Praticamente tutto il Sud Italia e parte del Centro.

(1) Ministero delle Lavoro e delle Politiche Sociali, Indagine “Bambine e bambini allontanati dalla famiglia d’origine. Affidamenti familiari e collocamenti in comunità (dati al 31.12.2010)”, presentata a Roma il 22 marzo 2012.
(2) Tavolo Nazionale Affido (2013), Riflessione sulla situazione dei minori in affidamento e in comunità in Italia”
(3) Progetto Famiglia (2013) Graduatoria delle Regioni d’Italia nel campo della tutela dei minori fuori famiglia.



SPUNTI PER IL CONFRONTO Quali riflessioni andrebbero portate all’attenzione di amministratori e operatori pubblici, terzo settore e società civile in generale, in merito ai dati nazionali e regionali inerenti i minori in affido e in comunità?
Progetto Famiglia, coordinamento del FORUM AFFIDO online
 
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Re: 1. I MINORI FUORI FAMIGLIA. SITUAZIONE NAZIONALE E REGIO

Messaggioda GIAVONI PAOLO » 27/03/2013, 22:13

Mi sembra che gli spunti che avete proposto riguardano solo gli esiti degli interventi di affido. Risulta necessario fare una seria riflessione sugli assetti organizzativi dei Servizi di Protezione e Tutela dei Minori. Nel Veneto, regione alla quale appartengo, la scelta da parte dei comuni di delegare la tutela all'Azienda Ulss, fa la differenza. Non è più possibile far ricadere la tutela sul servizio sociale di base dei Comuni che in veneto hanno piccole medie dimensioni e sono numerossimi (582).
E' pertanto necessario definire dei livelli essenziali sui servizi di tutela sia in termini di personale, sia per l'attuazione di provvedimenti amministrativi (affidi, comunità familiari ed educative, interventi educativi, ecc.) . Nella mia Ulss, di circa 300 mila abitanti, nel corso del 2012 sono stati attivati n. 102 affidi e n. 23 ragazzi sono stai nelle comunità. Mi sembrano risultati significativi che dipendono in gran parte dall'organizzazione del servizio.
Attendo riscontri alle mie riflessioni.
Paolo Giavoni
GIAVONI PAOLO
 
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