3. DURATA DEGLI AFFIDAMENTI A RISCHIO GIURIDICO

Affidamenti di lunga durata e affidamenti sine die; distinzione tra affido e adozione, adozione in casi particolari e adozione mite; l’asincronia tra i tempi-procedura della giustizia e i tempi-vissuto dei bambini; aspetti psico-sociali e giuridici della prognosi di non transitorietà delle situazioni di abbandono morale e materiale.

ESPERTI COINVOLTI: Piero Avallone, Tribunale per i minorenni di Napoli; Gilda Biffa, Tribunale per i minorenni di Roma; Cristina Riccardi, Associazione Ai.Bi. – Amici dei Bambini; Alda Vanoni, Associazione Famiglie per l’Accoglienza; Donata Nova Micucci, ANFAA - Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie; Mariano Iavarone, Associazione Progetto Famiglia Napoli; ...

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3. DURATA DEGLI AFFIDAMENTI A RISCHIO GIURIDICO

Messaggioda Progetto Famiglia, coordinamento del FORUM AFFIDO online » 09/03/2013, 6:15

Un nodo importante, difficile da risolvere, che spesso causa gravi deprivazioni affettive dei bambini, è quello della durata abnorme che caratterizza molte procedure di dichiarazione di adottabilità. Pur riconoscendo il bisogno di attivare tutte le garanzie necessarie per le varie parti in gioco, ivi compresa la presenza dei difensori fin dalle prime battute ed in tutte le fasi dei procedimenti giudiziali, non è accettabile che questo “costringa” i minori a trascorrere gran parte della loro età evolutiva in collocamenti a rischio giuridico, con grande danno per la loro crescita.

SPUNTI PER IL CONFRONTO
La lunghezza degli affidamenti a rischio giuridico pone in evidenza lo scollamento tra i tempi-procedura della giustizia e i tempi-vissuto dei bambini. Come colmare questa distanza? È possibile custodire il sistema delle garanzie contingentando i tempi entro i quali i vari passaggi procedurali devono essere espletati?
Progetto Famiglia, coordinamento del FORUM AFFIDO online
 
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Re: 3. DURATA DEGLI AFFIDAMENTI A RISCHIO GIURIDICO

Messaggioda filomena angiuni » 30/04/2013, 9:04

LINEE GUIDA per la regolarizzazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore

Il perché della mancata attuazione e applicazione: ci si chiede oggi a distanza di tre anni dall’ emanazione delle “ LINEE GUIDA per la regolarizzazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore “ protocollo sottoscritto, tra l’altro, anche dal Consiglio Superiore della Magistratura - Commissione Minori dell’Associazione nazionale magistrati- Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e Associazione Nazionale Comuni Italiani. Nel giugno del 2010 è stato presentato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali il documento contenente queste linee guida.
Si deve riconoscere che questo lavoro è stato portato a termine egregiamente e ha visto impegnati tutti gli organismi coinvolti nella procedura di allontanamento di un minore dal proprio nucleo familiare, e, come prodotto finale, ha realizzato una sintesi di un articolato lavoro di riflessioni ed approfondimento di tutta la problematica. Però noi operatori del volontariato, a distanza di tre anni ci chiediamo se è stata data larga diffusione e richiesta di applicazione di queste linee guida nel rispetto del su citato protocollo. Spesso noi, anche operatori del diritto, ci troviamo a combattere con l’annosità delle problematiche connesse, e riteniamo che la diffusione nella quale speravamo, la formazione richiesta non si siano né sviluppate e né diffuse. Viene richiesto il rispetto dei principi ispiratori dei percorsi integrati per l’allontanamento del minore. L’allontanamento deve costituire una decisione residuale nel panorama degli interventi disposti dalla Magistratura ed attuati dai Servizi Sociali nel settore inerente alla tutela dei minori e della famiglia.
Nella realtà spesso gli obiettivi inerenti alla tutela sono disattesi, con l’emissione di provvedimenti di allontanamento che non è considerabile come ultima ratio, in dispregio di ogni tutela e manchevole dell’attenzione specifica richiesta. La problematica inerente l’allontanamento richiede una maggiore attenzione da parte dei Servizi Sociali e della Magistratura Minorile spesse volte, purtroppo, in contrasto tra loro, dove non emerge da nessuna parte la necessità che l’intervento fosse l’ attuazione in via di urgenza per esigenze di protezione del minore da pregiudizi subiti in famiglia. Spesso dalla lettura degli atti dei procedimenti, e dalla stessa scarna istruttoria, non si rilevano elementi di comprensione degli obiettivi e degli interventi posti in essere, ed in ogni caso non viene facilitata la comprensione delle ragioni del provvedimento stesso. Secondo quanto disposto dalle “ LINEE GUIDA per la regolarizzazione dei processi di sostegno e allontanamento del minore il provvedimento di allontanamento deve contenere elementi di elasticità al fine di poterlo adattare alla situazione contingente. E’ utile che l’autorità giudiziaria dia eventuale disposizioni più adeguate ove dovessero sorgere rilevanti difficoltà nell’esecuzione del provvedimento. E’ opportune acquisire, ove possibile, il consenso, quanto meno, la non opposizione all’esecuzione da parte degli interessati, anche collaborando con i difensori.
La famiglia deve essere seguita in un rapporto professionale con gli operatori per non interrompere il rapporto fiduciario.
Anche le modalità dell’intervento della forza pubblica deve essere minimizzato per rendere l’evento il meno traumatico possibile per il minore e per i suoi familiari.
Ogni situazione va studiata e progettata tenendo conto della sua unicità e specificità.
Particolare attenzione va dedicata all’ascolto del minore e ai luoghi e ai modi in cui esso avviene.
E’ importante spiegare, tenendo conto dell’età e della capacità di comprensione, la situazione, le ragioni del provvedimento e il suo significato.
E’ importante ascoltare i vissuti i sentimenti, i problemi, e le aspettative del minore accogliendo in un luogo idoneo e considerare per quanto sia possibile i suoi desideri.
La grave disattenzione, che spesso viene posta con evidenza nei provvedimenti, non garantisce tutto questo. I minori, quando e ove possibile, non sono ascoltati, ma nemmeno esaminati, né viene concesso loro di esprime i loro desideri, ricevendo, così, solo una grave lesione alle loro aspettative.
Con il rischio, inevitabile, che il minore di fronte ad un possibile affido, rimanga in una Comunità –famiglia chissà per quale lungo tempo.
Non a caso al punto 14 e 15 del protocollo arrivano i suggerimenti per le problematiche connesse alle strutture di accoglienza ed alle strutture / famiglia . Non sempre l’allontanamento si realizza in considerazione delle componenti familiari che circondano il nucleo familiare di origine e che potrebbero avere i requisiti giusti per sostenere il minore in difficoltà, e consentire agli organismi di controllo, a loro volta di realizzare un progetto di sostegno anche per lo stesso nucleo familiare .
Proprio per questo, con le linee guida, nasceva la necessità di promuovere protocolli operativi e percorsi di formazione congiunti per magistrati minorili, operatori sociali e forze dell’ordine.

Lì 28/04/2013
Avv. Filomena Angiuni
Avv. Sirica Maria Filomena
Ass. Soc. Luigi Angiuoni
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