Inclusione Sociale e ruolo dell'operatore di rete

Inclusione Sociale e ruolo dell'operatore di rete

Messaggioda LIVIANA MARELLI » 25/04/2016, 21:15

Penso sia necessario ragionare, approfondire e ri-condividere il significato di “inclusione sociale e tessitura di reti di solidarietà” tale obiettivo non diventi processo troppo segnato da una modalità in cui c’è chi dà e chi riceve (l’operatore che dà, la mamma/la donna sola che riceve) . questo processo “ a senso unico irreversibile” mi pare vada ulteriormente interrogato e risignificato in senso relazionale. propongo allora di declinare il processo di Inclusione quale processo di rivalutazione del ruolo sociale delle persone (tutte le persone). si tratta di specifico approccio culturale che propone il concetto di inclusione e di autonomia declinato attraverso la co-costruzione di processi di complementarietà tra persone. Autonomia quindi non quale “obiettivo di un saper fare da soli, anche se aiutati da persone di buona volontà” ma quale processo di rivalutazione del limite personale che diventa risorsa di relazione che caratterizza il collettivo e in tal senso risignifica i processi di inclusione attraverso la co-costruzione della capacità di saper chiedere aiuto , consapevoli di poterlo anche offrire quale funzione fondante l’autostima basata sulla reciprocità tra soggetti
È attraverso la sperimentazione della reciprocità prossima che si comprendono le proprie “competenze” , si valorizzano, si “usano” , si costruisce relazione proficua nei contesti sociali quali ambiti tutti danno e ricevono, senza enfasi ma insieme per la costruzione di processi evolutivi di socialità praticata.

Inclusione quindi come processo sociale e reciproco: il lavoro dell’operatore quale accompagnatore del processo e ponte/strada di facilitatore /costruttore di conoscenze e opportunità e, in ultima analisi, di rinuncia consapevole e evolutiva dello stesso ruolo professionale dell’operatore di rete.
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Re: Inclusione Sociale e ruolo dell'operatore di rete

Messaggioda LIVIANA MARELLI » 09/05/2016, 6:35

Inclusione delle madri sole e tessitura di reti locali di solidarietà: il ruolo dell’operatore di rete

Le riflessioni fanno riferimento alla pluriennale esperienza che le realtà del CNCA hanno condotto nella pratica del sostegno alle mamme sole con i propri figli, soprattutto donne e mamme vittime di violenza e maltrattamento, ma anche in situazione di grave disagio sociale e vulnerabilità (recente immigrazione, separazioni conflittuali).
Spesso, l’esperienza di inclusione sociale delle madri e dei loro bambini è conseguente e in continuità a forme diversificate di accoglienza in comunità della mamma con i propri figli, ma l’attenzione e le modalità per “costruire inclusione” a favore di mamme sole riguarda anche situazioni che non richiedono necessariamente il “passaggio” in comunità .

Quali le questioni che ci pare utile proporre al confronto:

1) Inclusione quale processo di rivalutazione del ruolo sociale delle persone: si tratta di specifico approccio culturale che propone il concetto di autonomia declinato attraverso la co-costruzione di processi di complementarietà tra persone. Autonomia quindi non quale “obiettivo di un saper fare da soli” ma quale processo di rivalutazione del limite personale che diventa risorsa di relazione, caratterizza l’esperienza del collettivo e in tal senso risignifica i processi di inclusione attraverso la co-costruzione della capacità di saper chiedere aiuto, consapevoli di poterlo anche offrire. Si tratta di approccio esperienziale specifico, importante e funzione fondante l’autostima basata sulla competenza di generare reciprocità tra soggetti
È attraverso la sperimentazione della reciprocità prossima che si comprendono le proprie “competenze”, si valorizzano, si “usano” , si costruisce relazione proficua.
Inclusione quindi come processo sociale di costruzione della reciprocità e del riconoscimento reciproco: il lavoro dell’operatore quale accompagnatore del processo e ponte/strada di facilitatore /costruttore di opportunità e di strategie

2) Operatore di rete va quindi declinato in riferimento all’approccio culturale e di senso (di cui sopra). Si tratta – quasi sempre – di operatore dell’èquipe della comunità e la funzione di “facilitare inclusione sociale” diventa esercizio di funzione complementare in uno spazio/tempo definito/definibile e negoziabile di volta in volta. Si tratta quindi di competenza umana e professionale complessa, flessibile, mai stereotipata perché parte necessariamente dalla capacità di conoscere e riconoscere e ri-significare le competenze dell’altro (della mamma in questo caso, ma anche della sua rete parentale) in chiave sociale perché è la capacità di “costruire e mantenere relazioni sociali di reciprocità” che sostiene i processi di inclusione e di autonomia e evita pericolose “recidive” causate da solitudine, negazione delle relazioni “paritetiche” tra uomini e donne, fatica nel riconoscersi competente e dunque “non più utente”.

QUALI AZIONI PER L'OPERATORE DI RETE, IN BREVE:
- Conosce approfonditamente la mamma, le sue relazioni, le sue competenze, le sue risorse e i suoi limiti, i suoi tempi, il suo carattere…: stabilisce cioè una relazione empatica e fiduciaria quale base sicura su cui costruire inclusione sociale così come sopra proposto
- Conosce e cura le relazioni con le agenzie e i soggetti del territorio quale ambito di possibile. Costruzione di inclusione sociale
- Costruisce alleanze positive con le agenzie del territorio – favorisce cioè condivisione dell’approccio e del paradigma che definisce l’inclusione quale “costruzione di reciprocità sociale”
- È riconosciuto e riconosciuto come “appartenente al territorio” come “risorsa del territorio” perché sa costruire interlocuzione costante, iniziative comuni, co-costruzione di opportunità di sensibilizzazione per comunità accoglienti e prossime ecc., ): è disponibile e competente quale dimensione della professione, quindi cercata e ricercata di volta in volta, caso per caso.
- Promuove e sostiene disponibilità individuali/familiari, favorisce l’ingaggio relazionale tra soggetti in contesto di normalità
- Favorisce relazioni “tra” (la mamma/bi e adulti/famiglie del territorio.) prima dell’uscita dalla comunità. prefigura e prepara la “reciprocità”” favorendo l’incontro in comunità attraverso momenti di convivialità e di co-costruzione della relazione prossima
- Costruisce e accompagna le singole situazioni: tempi, processi, individuazione dei soggetti di prossimità e facilita i processi di “reciprocità” tra la mamma/bi e la famiglia/adulti che affiancano (quasi un affido di famiglia a famiglia per arrivare a “famiglie che si affidano reciprocamente” (almeno come tensione a un divenire in tal senso)
- Favorisce il legame e la sua tenuta nel tempo (incontri, convivialità..)
- Favorisce l’inclusione in reti/associazioni quale luogo di espressione di corresponsabilità e reciprocità e non solo di accompagnamento differente

“Ti lascio andare e ci sono”: la relazione si trasforma (da professionale a adulto di prossimità).
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