Coinvolgere le famiglie nei processi decisionali

Coinvolgere le famiglie nei processi decisionali

Messaggioda Francesca Maci » 23/04/2016, 22:41

Coinvolgere le famiglie nei processi decisionali. Le prime sperimentazioni italiane della Family Group Conference
Francesca Maci


La Family Group Conference (FGC), Riunione di Famiglia (RdF) per il contesto italiano è un modello di lavoro sociale caratterizzato da una forte caratura partecipativa e relazionale e orientato a coinvolgere persone e famiglie nei processi decisionali che le riguardano. Nasce alla fine degli anni ‘80 in Nuova Zelanda nell’ambito della tutela minorile in risposta alle proteste della popolazione Maori nei confronti dei sistema di tutela minorile che, nei casi di allontanamento di bambini e ragazzi dal loro nucleo familiare, anziché valorizzare le risorse della rete parentale e tribale prediligeva come forma di intervento di protezione l’inserimento in strutture educative o l’affido a famiglie di razza bianca.
Il modello, prima ancora di essere una valida pratica operativa, rappresenta una prospettiva culturale che guarda alla famiglia con fiducia e che, riconoscendone la capacità di fuoriuscire dai problemi e di produrre autonomamente il proprio benessere, la considera come una collaboratrice attiva nella definizione dei percorsi di aiuto.
La FGC, è sinteticamente definibile come un processo decisionale di tipo partecipativo orientato a valorizzare la capacità della famiglia nell’affrontare i problemi che incontra nel corso della propria vita.
Concretamente è un incontro strutturato tra i membri della famiglia allargata, altre persone vicine al nucleo familiare (altri significativi) e gli operatori della tutela minorile, volto a progettare interventi di protezione e cura a favore di bambini e ragazzi che vivono una situazione di rischio o pregiudizio nel loro contesto di vita.
Il modello, diffuso sullo scenario internazionale da quasi un trentennio, è utilizzato in diversi ambiti del lavoro sociale quali il penale minorile, la scuola, la salute mentale, gli adulti vulnerabili, e gli anziani. Il modello ha trovato recente applicazione anche nel contesto italiano dove è stato utilizzato nella tutela minorile, nel penale minorile e nel contesto scolastico.
La Family group conference, oltre ad essere utile per predisporre progetti di intervento familiare per far fronte a situazioni problematiche di diversa gravità, può essere un valido strumento per pensare a interventi precoci.
Fra gli esiti positivi che le ricerche internazionali attribuiscono al modello, viene indicato l’allargamento e rafforzamento della rete di supporto e la messa in campo di progetti di intervento capaci di far fronte alle difficoltà presenti e di garantire protezione e cura.
Gli elementi sopra descritti ci fanno dire che il modello della FGC potrebbe essere una prospettiva di lavoro interessante con i nuclei caratterizzati dalla presenza di madri sole perchè favorirebbe il coinvolgimento diretto delle madri e dei figli, laddove l’età lo consente, nella definizione di percorsi di aiuto in loro favore, un intervento precoce in grado di contrastare fin da subito le difficoltà che emergono prima che diventino maggiormente complesse e strutturate e di catalizzare una rete comunitaria di sostegno che supporti madri e figli nel loro cammino di famiglia.
Le principali critiche che potrebbero essere mosse a questo approccio, contestualizzandolo nella tematica affrontata dal convegno, potrebbero essere differenti:
- le madri sole con condizioni di vita fragili hanno risorse e potenzialità per affrontare le difficoltà che incontrano?
- è possibile catalizzare reti di supporto per sostenere le madri sole nei loro percorsi di vita quando la solitudine è proprio una delle difficoltà che si trovano ad affrontare?
Francesca Maci
 
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