Pagina 1 di 1

Contratto di intervento, ascolto, lavoro sul consenso

MessaggioInviato: 29/03/2016, 15:46
da Marta Mogicato
CONTRATTO DI INTERVENTO, ASCOLTO, LAVORO SUL CONSENSO

Lo scenario istituzionale
La realtà Veneta rispetto alle Comunità Educative Mamma-Bambino è organizzata sulla richiesta di inserimento di un nucleo madre-bambino da parte dei Servizi Sociali di riferimento (Tutela Minori o Servizi Sociali Comunali) per la VALUTAZIONE e il SOSTEGNO delle capacità genitoriali, talvolta su mandato del TRIBUNALE PER I MINORENNI, talvolta in regime di CONSENSUALITA’ della madre e dell’eventuale padre del minorenne.
La valutazione delle capacità genitoriali avviene a più livelli:
- A livello psico-sociale da parte del Servizio Sociale di competenza.
- A livello educativo da parte delle Comunità Educative.
- A livello specialistico da parte dell’eventuale Servizio specialistico di competenza (CSM, Psichiatria, Neuropsichiatria, Ser.D., …).

I valori che orientano l’azione
Nessun processo di valutazione può dirsi NEUTRO. Riteniamo quindi necessario, prima di addentrarci in un approfondimento tecnico, esplicitare quali siano stati i riferimenti valoriali che abbiamo utilizzato per individuare i criteri di valutazione delle capacità genitoriali:
- intersoggettività: la mamma ed il bambino sono SOGGETTI e non oggetti dell’intervento. Corollario: ogni soggetto è unico, pertanto ogni percorso di accoglienza sarà diverso dagli altri anche in termini di attività, di regole, di tempistiche…;
- sospensione del giudizio: la nostra valutazione ha una connotazione EPISTEMOLOGICA, finalizzata alla conoscenza della situazione e alla costruzione di una rappresentazione sufficientemente condivisa delle risorse e delle difficoltà del nucleo per quello che sono, e non per quello che dovrebbero essere;
- comunicazione empatica e assertiva: crediamo che una comunicazione trasparente consenta di costruire un’alleanza di lavoro fondata sulla fiducia. La comunicazione aperta, anche di aspetti problematici, è un atto di riconoscimento dell’altro come “persona intera”, capace di “digerirli” (soprattutto se non si sente giudicata!);
- reciprocità…anche nella valutazione! Oltre agli audit nell’ambito della certificazione del Sistema di Qualità e alle visite di monitoraggio del Quality4Children da parte dell’Associazione Nazionale, ogni anno somministriamo un questionario di rilevazione della soddisfazione alle mamme e ne discutiamo gli esiti in un’apposita riunione. Nel 2016 faremo lo stesso anche con i bambini utilizzando uno strumento child-friendly.

La valutazione educativa
L’accordo iniziale prevede un periodo di osservazione della durata di 3 mesi, durante il quale costruire una BASE-LINE qualitativa e quantitativa che descriva le capacità genitoriali e i limiti della madre. I criteri che abbiamo scelto per la griglia di valutazione mirano a creare un Minimo Comune Denominatore tra le diverse culture d’origine rispetto alla genitorialità e i diversi livelli socio-culturali di provenienza delle donne, traducendoli in una “lingua comune” tra l‘equipe e le mamme accolte. I criteri individuati sono di tipo COMPORTAMENTALE, non valutano l’intenzionalità, né cercano di entrare nei pattern educativi sottostanti alle varie culture: valutano le azioni, la modalità con cui vengono svolte e la ricaduta che esse hanno sul bambino. Le osservazioni così codificate vengono poi discusse apertamente con le madri.

L’impronta educativa e progettuale
Con ogni nucleo madre-bambino accolto, si apre poi una finestra individuale, unica e particolare, che è necessario andare a conoscere, valutare ed utilizzare al meglio. Dentro a questo secondo e più specifico livello di lavoro, abbiamo strutturato la nostra comunità in modo tale da RICONOSCERE, MANTENERE ed INCREMENTARE al massimo le autonomie, le capacità, le caratteristiche peculiari e le risorse dei nuclei per aiutarli a fronteggiare in modo PERSONALIZZATO i limiti, i problemi e le aree più fragili. Abbiamo scelto di strutturaci anche nella concreta vita quotidiana in modo meno Comunitario e più Individualizzato, perché questo ci permette di mettere maggiormente in luce le peculiarità del nucleo e ci permette di dare strumenti a QUELLA SPECIFICA MAMMA per gestire al meglio QUELLO SPECIFICO BAMBINO. Questa strutturazione ci permette anche di gestire madri e/o figli con bisogni speciali (ad esempio donne con problematiche psichiatriche compensate, donne con problemi di dipendenza seguite dal Ser.T, donne con ritardo mentale, bambini con disturbi comportamentali o psicopatologici,....) e di rispondervi in modo più specifico.

Metodologia: dall’accordo iniziale alla co-costruzione del PEI
In questa strutturazione individualizzata è fondamentale la condivisione e la partecipazione attiva della mamma. Per favorire questi due aspetti la metodologia che utilizziamo tende a coinvolgere il più possibile la signora, i figli e la rete del nucleo fin dalle prime fasi di avvicinamento alla Comunità:

- Nella RIUNIONE DI PRE-INSERIMENTO.

- Nell’INSERIMENTO vero e proprio. In questa fase ha particolare importanza per noi il REGOLAMENTO INTERNO, che si snoda attorno a 3 fili conduttori:
1. Non si usa violenza fisica o verbale
2. Ogni mamma è responsabile del proprio bambino
3. Ciascun nucleo ha un progetto individualizzato e diverso dagli altri.

Dopo i primi tre mesi di osservazione, si predispone il PROGETTO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO che consta di due parti che verranno confrontate e integrate: una viene stesa dall’operatore di riferimento e una dalla mamma, nella quale la donna individua bisogni, obiettivi strumenti e tempi per il raggiungimento degli obiettivi che si propone di raggiungere. Questo strumento rappresenta un patto di corresponsabilità: un luogo relazionale con la mamma in cui prendere un impegno reciproco per il raggiungimento di alcuni obiettivi, un’alleanza progettuale che favorisce l’empowerment, la cooperazione, abbassa i conflitti, limita le scissioni e le proiezioni negative.