Il workshop affronta il tema della promozione di percorsi e reti di prossimità e di solidarietà familiare e del ruolo che queste possono svolgere nel supporto alle famiglie fragili prevenendo le cause degli allontanamenti.
FRONTEGGIARE SOLITUDINE, ISOLAMENTO ED ESCLUSIONE SOCIALE (riflessioni tratte dal sito www.nuovicortili.it)
Precarizzazione dei legami. L’aspetto più amaro della condizione di solitudine che ogni giorno tutti noi sperimentiamo, che in modo speciale sperimentano le cd. "famiglie in difficoltà", ma che tocca anche quelle che apparentemente sembrano "funzionare", è legato al vivere con gli altri nella consapevolezza di non essere con essi. Quante sono le coppie che vivono la solitudine pur essendo in due? Quanto è diffusa la mancanza di dialogo con i figli? Come l’incedere di un tempo sociale sempre più stressante indebolisce i legami familiari e le relazioni con il mondo esterno (i parenti, il vicinato, …)? Non c’è tempo! Non c’è più tempo e le energie da destinare a rafforzare il nucleo familiare sembrano ridursi sempre più! Carriera, attività extralavorative, fatiche esistenziali, problemi sentimentali, ... occupano la vita degli adulti, mentre i piccoli crescono sempre più soli ed insicuri. Anche l’adolescenza soffre di solitudine: mancano punti di riferimento saldi per poter alimentare un’identità sicura. Cosa facciamo per metterci insieme e prenderci cura dei bisogni che ciascuno di noi ha indistintamente, a prescindere dalla propria posizione economica e sociale?
Quali percorsi per le famiglie? Le ordinarie fasi del ciclo di vita di una famiglia da sempre si caratterizzano per il sopraggiungere di crisi evolutive del sistema familiare che interpellano compiti educativi diversi, funzionali alla crescita e al cambiamento delle fasi di vita dei membri della famiglia. Nella famiglie accade però che facciano capolino anche eventi critici "paranormativi", come la perdita del lavoro, la disgregazione delle relazioni familiari, … Quali possono essere in questi casi le misure di sostegno attuabili? Quali le misure preventive? Quali quelle "riparative" e protettive? Ormai è ben noto a tutti coloro che vivono il sociale che, laddove la famiglia esperisce condizioni di grave difficoltà, solitudine, povertà culturale, povertà economica, povertà relazionale, se non si attivano meccanismi riparativi, la trasmissione intergenerazionale delle carenze diventa inevitabile! La madre di tutte le difficoltà è la crescente solitudine, o meglio l'isolamento, che le famiglie e le persone "regalano a se stesse".
Le relazioni calde alla base della buona crescita. Occorre lavorare per alimentare la resilienza, ossia porre le condizioni per promuovere la capacità delle persone e delle famiglie di attivare "strategie di fronteggiamento e di riorganizzazione positiva" della propria vita, dinanzi alle difficoltà, ridando nuovo slancio alla propria esistenza. Un tempo le relazioni di buon vicinato creavano premesse importanti affinché vi fosse intorno a ciascuna famiglia una rete di relazioni allargate significative, non sempre necessariamente caratterizzate dal vincolo di sangue (una sorta di "parentela sociale"). Così, una mamma in difficoltà, un papà con dei problemi, un bambino lasciato solo a giocare per tante ore nel cortile e i cui genitori rincasavano tardi, trovava più frequentemente una "zia" pronta a vederlo, incontrarlo nei suoi bisogni, rispondere alle sue primarie esigenze, soprattutto quelle affettive, … Insomma, c’erano spazi meno strutturati e istruiti, ma grembi caldi e accoglienti pronti a svolgere la loro funzione di contenimento e di promozione di beni semplici, ma preziosi e per lo più interiori! Cosa si può fare affinché il quotidiano non diventi una fabbrica di solitudine che si rigenera nel passaggio da una generazione all'altra?
Attivare processi relazionali. Negli ultimi settanta anni numerosi studi hanno confermato che … ogni persona, anche la più disagiata o problematica, ha insito in sé il potenziale interumano: è cioè capace di mettersi in relazione offrendo benefici e traendone contemporaneamente nella reciprocità dello scambio, grazie alla dimensione di prossimità. Questa certezza ci conferma la possibilità di un grande potenziale riparativo e trasformazionale, rivalutante e riedificante per tutti quei bambini di oggi (adulti di domani) e per tutti quei genitori adulti (bambini "carenziati" di ieri) che hanno costruito un’identità personale e familiare fondata sulle carenze, sulle incapacità interiorizzate, sulla disistima personale e sulle mancanze sperimentate! Da ciò ne deriva che non possiamo esimerci dalla necessità di promuovere processi di alfabetizzazione relazionale! Chiunque entri in relazione con un altro, può essere potenziale attivatore di processi virtuosi di alimentazione della comprensione di sé, ha la possibilità di maturare fiducia e autoconsapevolezza e di ingenerare nuova fiducia nell’altro, nuove e più evolute e consapevoli possibilità di identificazione e di costruzione dell’idea di sé. L’interazione con l’altro infatti attiva e promuove una reciproca trasformazione innescando l’arricchimento reciproco e, cosa non da poco, la possibilità di rinascere a se stessi!
Oltre l’asimmetria tra benefattore e beneficiario. Va da sé che, poste queste premesse, occorre sempre di più che propendiamo per l’alimentazione di un approccio relazionale aperto e comunitario, superando la dicotomia famiglia-risorsa/famiglia-bisogno, perché ciascuno di noi e ciascuna nostra famiglia è portatore/portatrice di bisogni differenti. Così approcciandoci tra famiglie evitiamo la strutturazione di potenziali dinamiche di confinamento o emarginazione. Abbiamo la possibilità di orientarci ad un’apertura verso la promozione, con risvolti profondamente preventivi, di forme del pensare comunitario e del relazionarsi, nuove, le quali, pur nel rispetto della singola appartenenza familiare, possono puntare a coniugare ampiamente generatività e comunitarietà, sostenendo percorsi di reciprocità nella cura e nella costruzione di vicinanza tra famiglie e persone del quartiere.
Il workshop intende riflettere su alcune delle più significative e innovative esperienze del panorama nazionale attive negli ambiti sopra descritti:
• Cooperativa Itaca di Conversano (BA): costruire una rete di gruppi di famiglie solidali a partire da percorsi per genitori
• Progetto Famiglia: la sperimentazione dei "nuovi cortili"[www.nuovicortili.it] ed i micro-network locali di presa in carico condivisa
• Simone Bruno: carrellata sulle esperienze innovative nel campo del sostegno alle famiglie fragili tramite l'attivazione di reti di solidarietà familiare: "Una famiglia per una famiglia" (Fondazione Paiedia), "Family Group Conference" (Cooperativa La casa davanti al Sole), progetto P.I.P.P.I. (Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Università di Padova), "Multifamily Approach".
In particolare nel workshop si punterà ad approfondire i seguenti elementi:
- E' individuabile un "contenuto specifico" della solidarietà familiare?
- Cosa intendiamo per solidarietà familiare?
- Cosa deve fare una famiglia solidale?