1.A) COME COSTITUIRE ADEGUATE "ÉQUIPE INTEGRATE SUL CASO"

1.A) COME COSTITUIRE ADEGUATE "ÉQUIPE INTEGRATE SUL CASO"

Messaggioda admin_affido » 24/04/2015, 7:33

Il Manuale Mowing Foward sull'attuazione delle Linee Guida ONU sull'accoglienza dei bambini fuori dalla famiglia di origine, dedica un intero capitolo (cap. 6) al tema dell'individuazione del collocamento più appropriato (noi diremmo più abbinabile) per il minore. Nel punto 6.d di tale capitolo si richiamano «due aspetti principali della scelta del luogo di accoglienza: il processo e gli obiettivi». In merito al processo si sottolinea poi che deve trattarsi di un processo «rigoroso e partecipativo». In effetti, come indicato in molti autorevoli documenti, la qualità delle scelte è strettamente connessa all'attuazione di una corretta metodologia di intervento. Occorre inoltre, come sottolineato dal contributo del CISMAI al Convegno 2014, la presenza di «luoghi professionali adatti».

SI PROPONE CHE IN CIASCUN TERRITORIO SI PROCEDA ALLA DEFINIZIONE (E ALL'ADOZIONE FORMALE) DI PROTOCOLLI INERENTI LA METODOLOGIA DI COSTITUZIONE DELL'ÉQUIPE SUL CASO E DI SVOLGIMENTO DEL PROCESSO DI ABBINAMENTO MINORE/COMUNITÀ.

In tale direzione si propone, nel presente workshop, di approfondire il confronto sui seguenti punti:

1) COME ASSICURARE LA COSTITUZIONE DI ADEGUATE "ÉQUIPE INTEGRATE SUL CASO"?

Quale integrazione istituzionale? Ipotesi: presenza del servizio sociale locale, del consultorio familiare ASL, dell'équipe della comunità residenziale, di eventuali servizi specialistici pubblici o privati del territorio coinvolti nel caso (compresi i referenti della comunità di accoglienza, una volta effettuato l'abbinamento minore/comunità)

Quale integrazione professionale? Ipotesi: almeno presenza di competenze sociali e psicopedagogiche.

Quali ruoli e quale titolarità? Ipotesi: responsabilità preminente del servizio sociale locale nella predisposizione del progetto quadro a favore del minorenne accolto e della sua famiglia, co-responsabilità dell'elaborazione del progetto educativo individualizzato, etc.

Come favorire una adeguata integrazione relazionale? Ipotesi: presenza di adeguati livelli di coesione-affiatamento tra gli operatori. (nota: un'équipe non funziona se no vi è una buona intesa. Ogni volte che si costituisce una nuova équipe occorre programmare percorsi ad hoc - con tempi dedicati e, ove possibile, con l'ausilio di un facilitatore esterno - che accompagnino sia la costituzione iniziale dell'équipe, sia la "manutenzione in itinere").

Come favorire una adeguata integrazione comunicativa e metodologica? Ipotesi: a livello territoriale occorre programmare laboratori di confronto - sia iniziale che permanente - (tra tutti gli operatori che possono essere coinvolti nelle équipe sui casi), deputati alla definizione, dal basso, di linguaggi, significati e metodi chiari e condivisi.

Quali ulteriori elementi?
Quali fattori istituzionali e professionali, dal Suo punto di vista, rallentano il processo ideale di intervento?
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