5. LA NECESSITÀ DI ADEGUATE VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE E PROGN

Prosieguo del confronto sull'abbinamento minori/comunità realizzato da gennaio a maggio 2014 e rilanciato dal Convegno Nazionale di Studi del 15 maggio a Pompei. Per ogni argomento affrontato dal documento base del Convegno, è attivo nel presente Laboratorio un punto "ad hoc" nel quale inserire propri commenti, riflessioni, ...

5. LA NECESSITÀ DI ADEGUATE VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE E PROGN

Messaggioda admin_affido » 02/06/2014, 14:13

Come sottolineato nel testo A Babele non si parla di affido la centratura sui bisogni dei bambini è possibile nella misura in cui si procede, innanzitutto, con l'effettuare una adeguata valutazione preliminare (il cd. assessment). Occorrerà domandarsi: qual è il danno ricevuto da questo bambino? E quale contesto di accoglienza può essere più appropriato a lui, in base all’esperienza vissuta? Dalla risposta dovrebbe poi scaturire il progetto individualizzato: se questo è il danno, quali obiettivi di cura porsi? Per poi chiedersi: quale “datore di cure” può garantire i migliori risultati? Si potrà così parlare non tanto di “affido o comunità” ma di “adeguati affidi” e di “adeguate comunità”. Presupposto di tutto ciò è la presenza di "adeguati servizi socio-assistenziali" capaci di fare un lavoro di diagnosi/prognosi per poi individuare la soluzione ottimale per “quel bambino”. Andrebbe fatto pertanto un grosso investimento sui servizi e sugli operatori per attrezzarli di risorse e di competenze diagnostico-prognostiche, in modo da condurre l’azione fuori da agiti assistenziali, emergenziali o di opportunità economica.
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Re: 5. LA NECESSITÀ DI ADEGUATE VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE E P

Messaggioda Karin » 28/06/2014, 18:06

Proprio ultimamente, sulla percentuale dei minori inseriti nelle comunità rispetto a quelli accolti nelle famiglie, sono stati resi pubblici dal CRC (Convention on the Rights of the Child) dati più che mai significativi. Ebbene su 29.388 minori fuori famiglia ben 14.991 sono in comunità, 594 in più rispetto a quelli in affido. E il 14% del totale riguarda bimbi dai 0 ai 5 anni.
Si rende quindi più che mai necessario, quindi, definire delle linee guida nazionali per creare abbinamenti personalizzati per bambino-comunità o bambino-famiglia, senza cadere in errori drammatici come quelli di inserire un bambino in una situazione piuttosto che in un’altra a lui più appropriata. Proprio perchè i dati alla mano (per quanto ancora poco precisi) dimostrano un maggior utilizzo della comunità residenziale allora è bene preventivamente chiedersi se per "quel" bambino sia la giusta soluzione temporanea, far sì che sia davvero "temporanea" e definire un identikit di comunità.
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Re: 5. LA NECESSITÀ DI ADEGUATE VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE E P

Messaggioda MARIANNA GIORDANO » 30/06/2014, 19:57

Per quanto riguarda la valutazione sono consolidati in Italia modelli anche sperimentati quali quelli proposti da Di Blasio - Bertotti per quanto riguarda la valutazione sociale e Malacrea per quanto riguarda la valutazione psicologica, che mirano a individuare le aree danneggiate e le risorse su cui avviare un processo di riparazione. In questa linea un ruolo rilevante ha la valutazione della recuperabilità genitoriale (Cirillo)
Più che di progetto individualizzato potremmo parlare di progetto quadro, che accoglie le valutazioni e possa fare da cornice e dare senso al progetto individualizzato. L’intervento di “emergenza” dei servizi sociali, dovrebbe essere ridotto al massimo per consentire una adeguata riflessione in equipe e definire azioni che orientino le comunità ad un appropriata azione. Spesso le comunità accolgono ragazzi scoprendo solo nel tempo, problematiche di tipo sanitario o patologie d’altro tipo, mai individuate prima. (Riflessione condivisa tra la presidenza Cismai, Marianna Giordano, Dario Merlino, Monica Procentese, Fedele Salvatore)
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Re: 5. LA NECESSITÀ DI ADEGUATE VALUTAZIONI DIAGNOSTICHE E P

Messaggioda Marco Tuggia » 21/08/2014, 8:12

Credo sia venuto il momento di superare l'idea che la valutazione da fare sia quella tra bambini per cui è opportuno l'affido, piuttosto che la comunità: dobbiamo iniziare a pensare a percorsi progettuali, a itinerari che possono attraversa servizi e proposte diverse nel tempo;

Secondo: l'idea che sia possibile una diagnosi e una prognosi iniziale sul modello medico è anche questa a mio avviso una impostazione da superare. Credo che nessuna professionalità sia in grado di svolgere una funzione di questo tipo e soprattutto che si limiti a fotografare una situazione una volte per tutte. La "soluzione ottimale" deve essere continuamente rivista nel tempo e frutto di un lavoro congiunto tra diverse professionalità.
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