2. LE CAUSE DEGLI ALLONTANAMENTI E I BISOGNI DEI BAMBINI

Prosieguo del confronto sull'abbinamento minori/comunità realizzato da gennaio a maggio 2014 e rilanciato dal Convegno Nazionale di Studi del 15 maggio a Pompei. Per ogni argomento affrontato dal documento base del Convegno, è attivo nel presente Laboratorio un punto "ad hoc" nel quale inserire propri commenti, riflessioni, ...

2. LE CAUSE DEGLI ALLONTANAMENTI E I BISOGNI DEI BAMBINI

Messaggioda admin_affido » 02/06/2014, 14:11

Ma quali sono i bisogni dei minori allontanati dalla loro famiglia? O, più precisamente, quali sono i bisogni che ne determinano l'allontanamento? E quali i bisogni di cui sono portatori una volta allontanati?
I dati statistici di cui si dispone permettono di abbozzare un quadro soltanto parziale e "adultocentrico". Scrive Gennaro Petruzziello: «La più recente statistica del Ministero che fa riferimento alle cause di allontanamento risale al 2010. Si legge che “il 37% dei bambini è stato allontanato per inadeguatezza genitoriale, il 9% per problemi di dipendenza di uno o entrambi i genitori, l'8% per problemi di relazioni nella famiglia, il 7% per maltrattamenti e incuria e il 6%, infine, per problemi sanitari di uno o entrambi i genitori”. Come si vede il riferimento è alle problematiche dei genitori e non hai danni subiti dal bambino. Inoltre, parlare di “inadeguatezza genitoriale” è generico e non ci aiuta a capire cosa è successo al minore. Una precedente statistica, che risale al 2003, riporta come prevalente motivo di inserimento di un minore in struttura: nel 33% dei casi motivi economici della famiglia, nel 12% problemi di condotta dei genitori, nel 8,5% crisi delle relazioni familiari, nel 5,1% maltrattamenti o incuria, nel 4,7% problemi lavorativi dei genitori, nel 4,5% problemi giudiziari dei genitori, ecc. E’ ancora più evidente in questo caso il riferimento esclusivamente alle problematiche familiari. Permane, cioè, un’ottica adultocentrica che tende sempre a mettere in primo piano i problemi o i bisogni degli adulti e si dimentica sempre dei minori».
Negli anni '90 Felitti ha introdotto il concetto di ESI - Esperienza Sfavorevole Infantile, per indicare - scrive Petruzziello - «tutte le forme di abuso all’infanzia, subito in forma diretta o indiretta, che rendono l’ambito familiare impredicibile e malsicuro».
Nel 2005 Tamiazzo ha ipotizzato la classificazione di quattro tipologie di ESI: Trascuratezza; Maltrattamento fisico; Maltrattamento psicologico; Abuso sessuale.
Ciascuna ESI può avere esiti di varia natura e intensità in base alla qualità/intensità della relazione della vittima con l’abusante, durata, frequenza e significato soggettivo che il minore da a quella esperienza, genesi intrafamiliare o extrafamiliare, precocità della rilevazione, bilanciamento con fattori protettivi, ecc.
Nel 2005 Van De Folk ed altri hanno elencato il quadro sintomatologico che si accompagna alla presenze di Distrurbi Post-Traumatici da Stress Complessi (PTSDc): alterazione nella regolazione delle emozioni e del comportamento, disturbi della coscienza e dell'attenzione, somatizzazione, alterazioni della percezione di sé, alterazioni nella percezione delle figure maltrattanti, disturbi relazionali, alterazioni nei significati personali.
Petruzziello scrive: «Bremner, nel 2003, ha evidenziato come lo stress in età precoce è associato con un’alterazione duratura nei circuiti cerebrali e nel sistema che media la risposta allo stress. In altre parole, se un bambino è costretto a fare esperienza di genitori imprevedibili nei loro comportamenti (a esempio con scatti aggressivi senza apparente motivo) e l’ambiente familiare, invece che rassicurante, è malsicuro, vivrà una condizione di stress cronico che avrà come conseguenza l’alterazione dello sviluppo cerebrale che può a sua volta incidere negativamente sulla crescita fisica, cognitiva, emotiva e sociale del bambino. Dato che il cervello si adatta al proprio ambiente, esso si adatterà ad un ambiente negativo con la stessa velocità con cui si adatterà ad uno positivo. Inoltre, se i legami sono fonte di esperienze negative e traumatiche, ne risulta un’inadeguatezza del processo di sviluppo del bambino che può trovare espressione in tutte le aree di funzionamento cognitivo ed emotivo. Chi è stato vittima di esperienze traumatiche, specie se croniche, ha interiorizzato una “filosofia” basata sull’assunto di un “mondo malevolo”, opposta quindi alla “fiducia di base”, e orientata alla messa in atto di “profezie che si autodeterminano” nelle relazioni significative, quanto più comportano intimità e dipendenza. Per convivere con il “mondo malevolo” è inevitabile l’adozione di movimenti difensivi che nelle vittime sono caratteristici e riconoscibili: privi di alternative sul piano neuropsicologico. In pratica, il bambino non si fida più degli adulti e farà di tutto per provocare l’adulto».
Quali sono dunque i bisogni dei bambini allontanati? Citiamo ancora Petruzziello: «I bisogni di questi bambini (quelli collocati nelle strutture) non sono diversi dagli altri, solo che loro non sono abituati a ricevere affetto e protezione e “giustamente” non si fidano degli adulti viste le esperienze pregresse fatte con loro. Riprendendo quanto detto da Dante Ghezzi, questi bambini hanno bisogno “di aiuto, di ascolto, di riparazione”. Hanno bisogno di sentire che c’è qualcuno che li prende in considerazione, che ascolta il loro dolore ma anche le loro istanze ed esigenze. Hanno, in altre parole, bisogno di scoprire che sono importanti perché nessuno ha insegnato loro questo. Allora questo ascolto – che non va fatto solo con le orecchie – diventa aiuto e riparazione. Certo non è facile “ascoltare” un bambino o un adolescente che ci provoca in continuazione. Che ci dice, con il suo comportamento, “non mi fido di te, sono sicuro che anche tu mi tradirai”. Che ci chiede una costante coerenza di cui non sempre siamo capaci. Che, a volte, ci chiede di ascoltare gli orrori che ha vissuto mentre noi vorremmo scappare via e non sentire. Occuparci di questi bambini significa accettare una sfida impossibile, che sappiamo di non poter sostenere, dicendoci “faremo tutto il possibile”».
admin_affido
Amministratore
 
Messaggi: 41
Iscritto il: 04/03/2013, 13:10

Re: 2. LE CAUSE DEGLI ALLONTANAMENTI E I BISOGNI DEI BAMBINI

Messaggioda MARIANNA GIORDANO » 30/06/2014, 19:53

Non si può non tener conto che la maggioranza dei bambini allontanati sono in genere bambini che hanno subito mal-trattamenti in famiglia, non accuditi, non seguiti, vittime di varie forme di violenza,per cui si presentano come traumatizzati . (Riflessione condivisa tra la presidenza Cismai, Marianna Giordano, Dario Merlino, Monica Procentese, Fedele Salvatore)
MARIANNA GIORDANO
 
Messaggi: 13
Iscritto il: 11/03/2013, 7:04
Località: Assistente sociale, CISMAI


Torna a (Giugno 2014) Lab. ABBINAMENTO/MINORI COMUNITA' (prosieguo post-convegno del 15 maggio 2014)

cron