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1. DIRITTO ALLA PROPRIA FAMIGLIA E ACCOGLIENZA FAMILIARE

MessaggioInviato: 02/06/2014, 14:10
da admin_affido
Il bisogno primario di ogni minore è avere la sua famiglia, come, tra l’altro, sottolinea anche il nostro ordinamento (L. 149/2001).
Scrive Gennaro Petruzziello: «Questo principio non è ideologico ma risponde alla necessità vitale ed evolutiva dei bambini. Qualsiasi soluzione alternativa, anche la migliore, è un surrogato a questa necessità fondamentale di cui il bambino sarà, comunque, privato con gli inevitabili danni alla sua crescita. Lavoriamo, cioè, sulla riduzione del danno, sul “meno peggio”». Sarebbe, allora, prioritario, investire tutte le energie per recuperare le famiglie di origine di questi minori ed il collocamento fuori famiglia dovrebbe rappresentare una breve parentesi necessaria ad aiutare i genitori.
D’altro canto, continua Petruzziello: «questo lavoro di recupero della famiglia di origine, laddove viene svolto, non può durare anni con la conseguenza di lasciare questi bambini in un limbo indefinito e dannoso per la loro salute psico-fisica».
L'accoglienza di bambini e adolescenti presso una famiglia affidataria o presso una comunità residenziale si inserisce in questo scenario e rappresenta uno degli strumenti di aiuto alle situazioni di bambini o ragazzi temporaneamente o parzialmente privi di cure parentali adeguate, che si collocano in un più ampio progetto di protezione dei bambini/ragazzi e, ogni qual volta è possibile, di recupero della loro famiglia.
La legge 149/2001, all’art. 2, comma 1, cita: «Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo … è affidato ad una famiglia … in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno». Questo enunciato sintetizza efficacemente che c’è un diritto del bambino a ricevere cure adeguate e che è bene che ciò avvenga in una famiglia.
Analizzando i principi ispiratori di quest’affermazione, emergono due diritti che s’intrecciano:
1) il diritto alle cure per una sana crescita psico-fisica (espressione del diritto alla salute);
2) il diritto alle relazioni familiari.
Il successivo comma 2 del medesimo articolo sancisce che «Ove non sia possibile l’affidamento …, è consentito l’inserimento del minore in una comunità di tipo familiare caratterizzata da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia».

Re: 1. DIRITTO ALLA PROPRIA FAMIGLIA E ACCOGLIENZA FAMILIARE

MessaggioInviato: 24/06/2014, 21:24
da Karin
Il tentativo di recupero della famiglia di origine dovrebbe essere prioritario pre, durante e dopo l'esperienza di affido di un dato minore. Troppo spesso si tralascia questa necessità che renderebbe l'affido una possibilità e non una realtà. Il minore ha bisogno, innanzitutto, della propria famiglia, laddove sia possibile. E qualora non lo fosse ben venga l'accoglienza da parte di una famiglia affidataria ancor prima di una comunità che, mancando troppo spesso di supervisioni e linee guida nazionali per ottemperare alcune caratteristiche fondamentali, non riesce a garantire la cura e l'attenzione emotiva di cui il minore necessita.

Re: 1. DIRITTO ALLA PROPRIA FAMIGLIA E ACCOGLIENZA FAMILIARE

MessaggioInviato: 30/06/2014, 20:09
da cismaiazzurro
Il concetto di “brevità” dell’accoglienza è da ripensare, la L 149/01 dà un termine di due anni, ma siamo ormai sempre più consapevoli che le accoglienze in comunità e gli affidamenti a famiglie durano – non solo in Italia - molto di più. Sarebbe necessario intervenire nei tempi più brevi possibili, ma non si possono eguagliare senza tener presente la motivazione dell’allontanamento, il livello di gravità delle situazioni di pregiudizio e l’età degli accolti. (Riflessione condivisa tra la presidenza Cismai, Marianna Giordano, Dario Merlino, Monica Procentese, Fedele Salvatore)