Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Quando inserire un minore in casa famiglia con educatori residenti? E quando inserirlo in una comunità educativa con educatori turnanti? Quali "standard affettivi" caratterizzano queste due tipologie di comunità? Quali criteri di orintamento generale tenere presenti nell'individuazione di una comunità in cui inserire un "bambino 0-10 anni"? E quali per un minore vittima di abuso sessuale o di maltrattamento grave?

Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda DELFINA GRIMALDI » 02/04/2014, 11:20

1)La mia esperienza conferma la scelta d’inserire”sempre” bambini 0/10 anni in comunità con educatori residenti, anzi è preferibile che sia una famiglia con i propri figli ad accogliere. Nei bambini piccolissimi la presenza stabile di un papà e di una mamma, fanno crescere nel minore la base sicura su cui sviluppare il senso di appartenenza e lo stile di attaccamento. Invece con gli adolescenti è necessario valutare caso per caso. Alcune volte per i ragazzi, un po’ per l’età che vivono, un po’ per il legame con la famiglia d’origine, bisogna preferire una comunità dove non c’è una famiglia residente.
2)Nei casi di maltrattamento grave o di abusi sessuali, la stabilità delle figure educative, permettono al bambino piccolo di sviluppare, come nell’adolescente, quella fiducia che nasce dallo stare con loro e per loro nelle piccole cose della vita quotidiana, il fare colazione al mattino tutti insieme, il pranzo o la cena, o il semplice scambiarsi la buonanotte. Con il tempo, qualora fossero accaduti fatti dolorosi, l’intimità creata dalla vita insieme, permettono al bambino o al ragazzo di aprirsi e comunicare l’esperienza negativa vissuta.
Di certo il lavoro terapeutico, nei casi di maltrattamento grave o di abuso sessuale, ha un ruolo centrale, deve essere seguito da esperti competenti, e sostenuto dal lavoro della comunità attraverso la dimensione familiare e le relazioni”calde”che essa sviluppa.
3)Una mappatura delle strutture per minori, che possa dare informazioni dettaglia rende il lavoro di abbinamento più scorrevole e ne facilità l’efficacia.
4)Mi piace rappresentare l’attività di supervisione come quello sguardo che ti permette di trovare tra i pezzi sparsi del puzzle quello che ti mancava per completare il quadro. Questo lavoro deve essere svolto da professionisti competenti, che accompagnino l’impegno degli educatori con passione e dedizione.
DELFINA GRIMALDI
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda FRANCESCASCARIATI » 02/04/2014, 11:40

1)In una comunità per minori quando vi è la presenza di educatori residenti, si crea una stabilità relazionale tale da rispondere maggiormente ai bisogni affettivi dei minori allontanati dalla propria famiglia. La dimensione familiare insita nella relazione di convivenza tra l’educatore e il minore accolto costituisce l’elemento strategico per rispondere ai suoi bisogni psico-emotivi e di sicurezza e fiducia. Ciò permette anche di recuperare la dimensione di normalità.
Tuttavia Non sempre una comunità con famiglia residente può andar bene, poichè in taluni casi, questo può rendere conflittuale il rapporto con la famiglia d’origine.
2) Di fronte a casi di maltrattamento grave o di abuso, non è necessario ricorrere ad una comunità specializzata. Nella mia esperienza professionale non ho inserito minori vittime di maltrattamento grave o di abuso sessuale in alcuna comunità. Ritengo che in questi casi sia necessario una struttura supportata da professionisti esperti nel settore. Sicuramente la presenza di educatori residenti permette di coniugare la risposta terapeutica con la presenza di un clima familiare.
3) Occorre realizzare un’anagrafe “ragionata” delle comunità per minori , grazie alla quale emerga se la struttura è collegata ampiamente al terzo settore e ad altri servizi a sostegno di famiglie e minori.
4)La supervisione degli educatori dovrebbe essere obbligatoria per rispondere in maniera efficace ai bisogni dei minori accolti e dovrebbe essere a seconda dei casi quindicinale o settimanale. Il supervisore dovrebbe possedere non solo una competenza esperta psicologica ma anche familiare.
FRANCESCASCARIATI
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda ALBINA SCOCOZZA » 03/04/2014, 10:48

1)Nel valutare quale abbinamento minore/comunità è sempre preferibile scegliere una struttura che garantisca una convivenza stabile tra operatori e minore. Quando i responsabili della casa sono una coppia con figli, si riesce a dare una buona risposta al bisogno del minore di avere una famiglia. In questo modo si darà al minore la possibilità di sperimentare relazioni significative che lo aiuteranno nella crescita psico - affettiva.
2) Professionalmente ho dovuto allontanare i minori dalla propria famiglia, a causa di maltrattamenti o abusi, ma non ho potuto inserirli in strutture specializzate, poiché il nostro territorio ne è sprovvisto, ma ho usufruito di comunità che venivano supportate dal lavoro di professionisti esperti nel campo dell’abuso e del maltrattamento.
3)E’ necessaria un’anagrafe “ragionata” delle comunità per minori che dia la possibilità di conoscere, in tempo reale, dove inserire il minore, esplicitando il maggior numero di informazioni utili per realizzare un miglior abbinamento minore/comunità.
4)La supervisione degli operatori è necessaria, anzi obbligatoria, non solo per gli educatori , ma anche per gli assistenti sociali. Le competenze del supervisore devono essere di tipo psicopedagogico.
ALBINA SCOCOZZA
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda GIOVANNA GENOVESE » 03/04/2014, 11:33

1) A seconda dei casi e dei bisogni specifici, è preferibile inserire un minore della fascia 0/10 anni presso una comunità con educatori residenti. Se nella comunità vi fosse una famiglia, anche con figli, sarebbe un valore aggiunto per il progetto educativo del bambino, salvo situazioni in cui può esserci il rischio che si stabiliscono relazioni invischianti tra minore ed educatori.
2)E’ preferibile inserire minori vittime di abusi e maltrattamenti gravi in comunità specializzate, purtroppo però questa tipologia di struttura è assente nel territorio campano. Ogni territorio dovrebbe avvalersi di centri competenti, con professionisti esperti che abbiano le giuste competenze per rispondere ai complessi bisogni dei minori. Le comunità che hanno educatori residenti, possono garantire una maggiore risposta riabilitativa, in quanto il calore e la dimensione familiare rafforza l’azione terapeutica degli specialisti.
3)Per i servizi sociali territoriali sarebbe necessaria non solo un’anagrafe “ragionata” delle comunità, ma anche un sito aggiornato che dia la possibilità in breve tempo agli operatori sociali di acquisire le informazioni necessarie per l’abbinamento minore/comunità.
4)La supervisione psico-emotiva degli educatori delle comunità è necessaria, in quanto l’accoglienza residenziale dei minori è un lavoro sempre in divenire, in cui l’operatore è costantemente esposto a stress emotivi complessi ed imprevedibili. Il lavoro di supervisione dovrebbe essere reso obbligatorio, con un ritmo mensile, ed affidato ad uno psicopedagogista esperto nell'accoglienza dei minori.
GIOVANNA GENOVESE
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda FILOMENA IADEMARCO » 07/04/2014, 15:59

1) Quando ci troviamo a fare un allontanamento di un minore dal proprio con testo familiare la scelta del luogo dove collocare il minore risulta quasi sempre complicata. Il primo problema sorge nei casi di allontanamento d’urgenza, quando trovare una struttura che accolga dil minore è un’impresa impossibile. I territori sono sprovvisti di luoghi per la pronta accoglienza, dove poter collocare d’urgenza il minore, ed avere il tempo di ricercare una struttura idonea al progetto educativo del minore. E’ sempre preferibile, salvo eccezioni, inserire il minore in comunità con educatori residenti. Questo perché, grazie alla dimensione familiare stabile, la risposta ai bisogni affettivi e relazionali del minore, è maggiore ed efficace.
2) Secondo la mia esperienza professionale non è preferibile inserire i minori vittime di maltrattamenti gravi o di abusi sessuali in comunità specializzate. Non sempre le competenze professionali sono sufficienti, se manca la giusta sensibilità ed attenzione nei confronti dei minori e della delicata situazione che stann o vivendo.
3) Si, occorre realizzare un’anagrafe delle comunità, in cui emergano gli elementi strutturali ed organizzativi del servizio svolto, e che dia in tempi reali l’effettiva disponibilità dei posti liberi nelle strutture.
4) La supervisione degli educatori è per me un elemento qualitativo della struttura, e ritengo che sia opportuno rendere la cosa obbligatoria. Questo tipo di attività, asseconda dei bisogni e delle realtà che vivono i minori accolti può avere una frequenza variabile, ma in media può essere bimestrale.
FILOMENA IADEMARCO
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda centroorizzonte » 11/04/2014, 12:50

I: Sì, secondo noi è preferibile sempre una comunità con educatori residenti, anche in situazioni di forte compromissione. In quest’ultimo caso è da preferire una comunità con operatori residenti che abbiano però una approfondita competenza in campo psico-socio-pedagogico.

II: anche in caso di minori vittime di maltrattamento grave e di abuso grave secondo noi è da preferire l’inserimento in comunità con figure stabili, per poter lavorare meglio su relazioni forti che non disorientino ulteriormente il miniore.

II: è NECESSARIO creare un’anagrafe ragionata delle Comunità, che contenga informazioni specifiche sulla tipologia della struttura e sul servizio svolto. Certo poi dovrebbe essere cura dei servizi sociali farne buon uso!!

IV: la supervisione è uno strumento importante per tutta l’equipe educativa, quindi sarebbe buono che le comunità si attrezzassero in tal senso. Certo nelle comunità con una coppia residente o con operatori stabili che vivono insieme (per es. comunità religiose, di volontari o altro) questo lavoro deve essere gestito adeguatamente, rispettando i rapporti sponsali e\o di convivenza.
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda Erminia Di Pasqua » 18/04/2014, 15:43

1a questione. Nella scelta della comunità in cui inserire bambini 0-10 anni, è preferibile, salvo eccezioni motivate, la Comunità con educatori residenti?

Si, in quanto la comunità con educatori residenti tutela il bisogno del minore a vivere una dimensione familiare, di cui è privato quando viene allontanato dalla propria famiglia. Spesso questo bisogno viene disatteso a causa della poca disponibilità di posti nelle case famiglia del territorio.

2a questione. È preferibile ricorrere all'inserimento in Comunità psicoeducative specializzate, quando si è di fronte a minori vittime di maltrattamento grave e di abuso sessuale?

Per quanto riguarda casi di grave maltrattamento o abuso sessuale, bisogna partire dalla considerazione della dimensione della gravità della situazione, in alcuni casi è necessario l’intervento di una struttura specializzata, ma in altri casi anche una casa famiglia ben attrezzata, ossia ben formata, con una buona supervisione psico emotiva, e avvalendosi di esperti competenti nella materia, può accompagnare un minore nel suo percorso di riabilitazione.
3a questione. Occorre realizzare un'Anagrafe ragionata delle Comunità per minori?
Un anagrafe ragionata delle comunità per minori è molto utile nell’abbinamento minore/comunità, poichè alleggerisce il gravoso lavoro dei servizi sociali, che spesso si scontrano con l’urgenza delle situazioni e le poche risorse messe a loro disposizione.
4a questione. La Supervisione psico-emotiva degli educatori delle comunità è necessaria?
L’auspicio è che si possa avere una supervisione a vari livelli. Una supervisione che si rivolga ad ogni caso specifico nella verifica costante del progetto educativo, una per gli operatori delle comunità, e una anche per gli operatori pubblici. Purtroppo sia per la scarsità delle risorse economiche, a cui devono far fronte sia gli operatori pubblici che privati, sia per l’assenza di specifici obblighi normativi, il lavoro di supervisione scarseggia nei contesti dell’accoglienza residenziale.
Erminia Di Pasqua
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda Elisa De Maio » 18/04/2014, 15:56

1a questione. Nella scelta della comunità in cui inserire bambini 0-10 anni, è preferibile, salvo eccezioni motivate, la Comunità con educatori residenti?
Quando occorre allontanare un minore dalla propria famiglia, nella scelta della struttura in cui inserirlo, preferisco sempre una comunità che abbia una dimensione familiare. La difficoltà che spesso riscontro, è la penuria sul nostro territorio di Case famiglia, che abbiano operatori o famiglie che risiedono stabilmente nella comunità.

2a questione. È preferibile ricorrere all'inserimento in Comunità psicoeducative specializzate, quando si è di fronte a minori vittime di maltrattamento grave e di abuso sessuale?
Nella mia esperienza non ho inserito minori vittime di maltrattamento o di abuso sessuale in comunità psicoeducative specializzate. Credo che in questi casi sia necessario intervenire con strumenti idonei ad accompagnare e sostenere il percorso riabilitativo del minore.
3a questione. Occorre realizzare un'Anagrafe ragionata delle Comunità per minori?
Avere a disposizione una dettagliata banca dati delle comunità, aiuta noi operatori sociali nella ricerca della “giusta” struttura in cui inserire il minore. Gli elementi caratterizzanti quest’anagrafe possono andare dalla tipologia della struttura al servizio svolto, alle competenze professionali degli operatori.
4a questione. La Supervisione psico-emotiva degli educatori delle comunità è necessaria?
L’attività di supervisione è un elemento che caratterizza la qualità di una comunità per minori. Essa dovrebbe essere obbligatoria, svolta ogni quindici giorni, ed avvalersi della competenza di un esperto psicoterapeuta.
Elisa De Maio
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda Angela Rossini » 18/04/2014, 16:07

1a questione. Nella scelta della comunità in cui inserire bambini 0-10 anni, è preferibile, salvo eccezioni motivate, la Comunità con educatori residenti?
Nella scelta di una comunità, dove inserire un minore 0-10 anni, l’elemento importante è sicuramente la presenza stabile degli educatori, in particolar modo se a risiedere nella casa è una famiglia anche con figli. In questi casi, la dimensione familiare favorisce una risposta più adeguata ai bisogni dei bambini che vengono allontanati dalla propria famiglia. Ma alcune volte tutto questo non è possibile per la mancanza sul territorio di case famiglia, in cui vi siano educatori residenti.

2a questione. È preferibile ricorrere all'inserimento in Comunità psicoeducative specializzate, quando si è di fronte a minori vittime di maltrattamento grave e di abuso sessuale?
Nella mia esperienza non ho collocato nessun minore vittima di maltrattamento o di abuso sessuale. Credo che in questi casi sia opportuno un collocamento presso una comunità specializzata, che offra un accompagnamento adeguato alle problematiche del minore.

3a questione. Occorre realizzare un'Anagrafe ragionata delle Comunità per minori?
Poter usufruire di una dettagliata anagrafe delle comunità per minori è per un operatore sociale un servizio molto utile. Esso faciliterebbe l’abbinamento minore/comunità , in quanto fornirebbe gli elementi fondamentali per realizzare il più adeguato inserimento del minore in una struttura.

4a questione. La Supervisione psico-emotiva degli educatori delle comunità è necessaria?
L’accoglienza residenziale dei minori necessita di una costante supervisione psico- emotiva, per facilitare e supportare il complesso lavoro degli educatori, siano essi residenti o turnanti. L’attività di supervisione deve essere svolta da uno psicoterapeuta esperto e competente, ed avere una cadenza flessibile asseconda delle esigenze della comunità.
Angela Rossini
 
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Re: Quando la Casa Famiglia? E quando la Comunità Educativa?

Messaggioda Annamaria Vicinanza » 18/04/2014, 16:14

1a questione. Nella scelta della comunità in cui inserire bambini 0-10 anni, è preferibile, salvo eccezioni motivate, la Comunità con educatori residenti?

E’ sempre opportuno inserire un minore 0/10 anni in comunità organizzate con educatori residenti, preferibilmente una famiglia. Il clima familiare viene assicurato dalla stabilità e dalla convivenza degli operatori con i minori accolti. Questo permette di sviluppare relazioni significative necessarie al percorso educativo dei minori.

2a questione. È preferibile ricorrere all'inserimento in Comunità psicoeducative specializzate, quando si è di fronte a minori vittime di maltrattamento grave e di abuso sessuale?

Nei casi di abuso sessuale e maltrattamento grave, le comunità hanno bisogno del supporto specialistico di strutture a valenza socio-sanitaria, per rispondere adeguatamente alle problematiche dei minori accolti.

3a questione. Occorre realizzare un'Anagrafe ragionata delle Comunità per minori?
Secondo la mia esperienza, gli elementi che dovrebbero caratterizzare un’anagrafe delle comunità per minori dovrebbero riguardare informazioni ambientali e funzionali della struttura, la professionalità e l’esperienza degli operatori, ed i collegamenti con il territori.

4a questione. La Supervisione psico-emotiva degli educatori delle comunità è necessaria?
La supervisione psico- emotiva degli educatori è un elemento fondamentale nel lavoro dell’accoglienza residenziale, poiché facilità e sostiene la relazione tra l’adulto ed il minore. Essa dovrebbe essere un’attività mensile, svolta da un esperto professionista con competenze socio- psicopedagogiche.
Annamaria Vicinanza
 
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